Nel Rinascimento il genio è chi, dotato di "multiforme ingegno", giganteggia sul resto dell'umanità per le sue capacità insieme artistiche e scientifiche.

I veri geni sono in grado di progettare a lungo termine e fanno attenzione ai minimi dettagli, perché cercano la perfezione. Inoltre, sono in grado di trovare la soluzione più immediata al problema quando gli altri non hanno ancora compreso bene i termini della questione.

Le cinque caratteristiche che contraddistinguono un genio sono: Curioso e determinato ... Autodidatta o semi autodidatta ... Metodico e autocritico ... Solitario, annoiato e perfino deprimente. ... Disinteressato ai soldi.

Analizziamo, ora, la personalità di Sebastiani. E’ determinato. E’ un diplomato all’Istituto Tecnico Tito Acerbo ed è in possesso di una di quelle lauree strane prese on line. E’ metodico, critica tutti essendo lui il migliore, quindi esente da autocritica. Solitario, no perché ha sempre al seguito una piccola corte di lecchini e ruffiani. Chi, fuori della corte, ha avuto modo di stare un po’ con lui mi ha confidato che è deprimente in modo assoluto. Parla solo e soltanto di soldi. Disinteressato? non si può proprio dire, visto che solo i soldi sono il suo tema preferito.

Diceva Freud che le questioni riguardanti il denaro sono trattate con lo stesso riserbo e lo stesso imbarazzo di quelle relative alla sessualità.

Chi lo insegue ad ogni costo, chi lo rifiuta, chi non ne possiede mai abbastanza e chi ha il problema di averne fin troppo. Ma non è solo una questione di quantità. E’, soprattutto una questione di potere. Chi non ha altro per emergere punta tutto sul denaro.

Con Cristina Rubano concordo che il denaro funge quindi da “catalizzatore” di tutta una serie di questioni problematiche immateriali relative alla nostra persona.

E’ indubbio che Sebastiani in questi dieci anni, da una situazione imbarazzante dovuta al fallimento del suo rapporto con la Banca di riferimento per le sue attività di leasing, ha trovato nel calcio la gallina dalle uova d’oro che gli ha permesso, in poco tempo, di maneggiare molti milioni di euro. In quel momento è scattato il suo carattere di accentratore, di arrivista, di rivalsa verso chi, i veri notabili di Pescara, lo trattavano solo come un “parvenu” e si è “vendicato”, si fa per dire, diventando ricco a sua volta utilizzando da “genio” i milioni della società di calcio.

Nessuno gli ha mai chiesto conto di come amministrasse il tesoretto biancazzurro perché, machiavellicamente, fece fuori tutti i soci importanti tenendosi vicino solo quelli che poteva e può controllare, e l’unico che gli ha fatto guerra, Danilo Iannascoli, lo tiene all’angolo in attesa di sentenze che corrono il rischio di cadere nell’oblio.

Tant’è che il Tribunale dell’Aquila ha considerato irregolari i bilanci del 2015-16 ma lui oggi si fa forte con un bilancio del 2018 dichiarato regolare.

Domanda: se un bilancio successivo parte con una scrittura di apertura, che poggia sulle cifre del bilancio precedente che è farlocco, come fa ad essere regolare?

Non è un mio settore di studio e lascio ad altri il compito di commentare e giudicare. Ma quali altri visto che è stato così abile da “cloroformizzare” una intera città che era capace di ventimila tifosi ed oggi ne conta si e no quattromila?

Perché i soldi hanno dei significati psicologici così complessi?  Freud, osservò ad esempio che spesso l’avarizia era una caratteristica riscontrabile nelle persone che caratterialmente tendono a governare rabbia e paura mediante meccanismi ossessivi: cercando di tenere tutto sotto controllo senza mai lasciarsi andare né all’emozione, e i soldi rappresentano un modo per veicolare affetto, per detenere un potere presunto o reale.

Analizzando la piramide dei bisogni incontriamo però altre necessità progressivamente sempre più sganciate del piano materiale: il bisogno di appartenenza (rapporti di amicizia, affetti familiari, intimità affettiva e sessuale), il bisogno di stima (sentire di essere persone capaci e di valore) e i bisogno di autorealizzazione (poter realizzare creativamente sé stessi, esprimere la propria personalità in ciò che si fa).

Che fare dei soldi, allora?

Servono per vivere bene o rappresentano dei “corruttori” dell’anima? In effetti si possono riscontrare fra le persone due atteggiamenti solo apparentemente opposti riguardo al denaro: da un lato coloro che lo considerano una sorta di “divinità” (una soluzione magica appunto) e che dedicano la loro vita a inseguirlo.

Dall’altro coloro che considerano i soldi qualcosa di “sporco”, un “male”, un mero “apparire” e li rifiutano rivendicando proprio una maggior autenticità di vita e di valori.

In entrambi i casi si tratta di atteggiamenti difensivi che denunciano una difficoltà a ricomporre una scissione fra materialità e immaterialità, fra apparire e essere, fra mezzi e fini…

Probabilmente c’è anche una sorta di amore per il denaro inteso come chiave che apre tutte le porte che prima gli erano sbattute sul muso; con i soldi ha potere su una città anche se sono in migliaia a dimostrargli un senso di fastidioso respingimento. Non a caso alle migliaia di tifosi che lo incitano ad andarsene lui risponde che non gliene frega niente e va diritto per la sua strada. Ha il denaro, il potere, quindi fa come gli pare.

Che il Pescara non sia suo ma della città e che lui dovrebbe solo amministrarlo facendo anche i suoi interessi, ci mancherebbe, non gli passa nemmeno per l’anticamera del cervello. Maneggia e utilizza le entrate del Pescara come fosse le “sue” entrate e nessuno gliene chiede conto.

Chi potrebbe farlo è ammanicato. Chi glielo chiede, è isolato. Poi ci sono i beoti che si accontentano delle briciole e dicono che, intanto, lui tiene il Pescara in vita anche se con decine e decine di milioni di passivo...

Ognuno ha il governo che si merita, ogni tifoseria ha il presidente che si merita, se non fa nulla di concreto per mandarlo a casa. E allora subiamo grande “Genio del male” che sta distruggendo, manca poco alla fine, il calcio a Pescara.

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