Otto partite in meno di un mese, il tour de force di ottobre sembra aver annebbiato le idee del Delfino. Zeman nel dopo partita: «Sì, probabilmente i numerosi impegni del mese di ottobre si sono fatti sentire, soprattutto a livello mentale (ndr: Anche le altre squadre hanno giocato otto partite).

La squadra ha delle qualità, ma deve giocare con la stessa intensità in fase offensiva e in fase difensiva. Con la Recanatese invece, c'è stata troppa confusione. Dispiace perché in settimana avevamo studiato gli avversari, sapevamo che avrebbero giocato con palloni lunghi e tanta aggressività, un modo che spesso gli ha permesso di trovare la superiorità numerica. Purtroppo non siamo riusciti a trovare le giuste contromisure, abbiamo concesso troppe occasioni ai nostri avversari e subito reti evitabilissime».

Quindi, Zeman ha dato la colpa alla confusione in cui sono caduti i suoi giocatori.

Una confusione che è uno stato mentale in cui sono caduti molti tra i giornalisti, gli opinionisti pescaresi che ora criticano Zeman e gli danno la colpa di cambiare formazione troppo spesso.

Prima hanno esaltato la maestria del mercante collinare nell’assemblare una squadra competitiva, e lo stesso Zeman ha fatto l’errore di avallarla, non essendosi accorti, i tecnici della comunicazione calcistica pescarese, che la squadra era senza equilibri e che mancava di una vera punta e ora colpevolizzano il mister.

I due gol di Cuppone all’inizio avevano fatto credere di aver fatto bingo ma non avevano visto come erano arrivati i due gol né come il ragazzo si muoveva sul campo.

Cuppone corre come un dannato, fa movimento ma non ha buoni fondamentali per cui sbaglia sotto porta come un dilettante.

Quindi, analizzando senza servilismi di sorta la situazione del Pescara, c’è da dire che oggi escono dei limiti che solo la maestria di Zeman aveva coperto all’inizio dando alla squadra una preparazione atletica che la rendeva superiore anche alle squadre più tecniche che, ora, fanno sentire il peso di una maggiore classe.

Comunque, tante squadre riescono a giocare bene senza un vero attaccante di ruolo, ma riescono a farlo perché praticano un gioco veloce e rasoterra, con continui cambi di fronte, in modo da aprire me maglie difensive avversarie. I nostri sono incapaci di realizzare questo gioco perché lenti, a volte macchinosi, perché hanno sempre la tendenza, nonostante Zeman li spinga all’attacco, a dare la palla lateralmente e indietro. E poi sbagliano troppi passaggi.

Undici partite per prendere sette punti di distacco dalla prima e forse sei (deve recuperare ancora una partita il Cesena) dalla seconda.

Quindi tutto l’ambiente biancazzurro è in confusione: dirigenti, giocatori e lecchini vari.

Essere in confusione è una condizione in cui non si riesce a ragionare in modo chiaro e rapido. Può presentarsi come un senso di disorientamento oppure con l'incapacità di rimanere concentrati, di ricordare eventi o di prendere decisioni, e può essere associato a comportamenti inconsueti o aggressivi.

La confusione mentale è molto diffusa, anche indipendentemente da situazioni specifiche   e, spesso, alcuni soggetti sono talmente abituati a vivere in quella condizione di “nebbia mentale” che non riconoscono di avere un problema.

Questo stato mentale in inglese si dice “Brain Fog” che, letteralmente, si traduce in “Nebbia del cervello”.

Troppi a Pescara hanno questa “nebbia”.

Si tratta di un’espressione che rende molto bene l’idea di questo problema. Chi ne soffre, infatti, è come se avesse la mente sempre offuscata specialmente dall’ansia di essere servilmente precisi e degni della pacca sulla spalla del Ferguson collinare che in questi anni è riuscito a crearsi una corte di ruffiani e di portavoce con una operazione degna del miglior machiavellismo. E i risultati sono che, maledettamente, già a dicembre, probabilmente, saremo fuori dai giochi di promozione diretta e subiremo ancora una volta la roulette dei play off.

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