Il calcio è lo sport che si evolve di meno per quanto riguarda le sue regole che sono state  sostanzialmente mantenute per 100 anni. Altri sport si sono evoluti di più nel cambiare le regole.  Il Var ha cominciato ad essere utilizzato da pochi anni e non sempre soddisfa le esigenze di chi analizza le partite.  Maggiore è la trasparenza, maggiore è la tranquillità per tutti. Gli arbitri sono lì per impartire giustizia e in modo che la giustizia che impartiscono sia compresa da tutto il pubblico. È importante che il pubblico sappia sempre cosa viene deciso.

L’evoluzione, invece, si nota di più nel modo in cui si porta avanti una trattativa sia durante i mercati e sia nelle trattative di preparazione e quindi la  figura dominante è la comunicazione".

Dal 1993-94 la regola dei tre punti a vittoria ha incentivato le squadre ad attaccare di  più.
Poi la modulazione della regola del fuorigioco ricopre un peso determinante ai fini del gioco. Nel 1926 la regola venne cambiata: il numero minimo di avversari tra l’attaccante e la linea di porta, affinché l’attaccante non fosse considerato in posizione irregolare, fu portato da tre a due (come è ancora al giorno d’oggi). Tale modifica, oltre a garantire un aumento del gioco offensivo, generò una rivoluzione tattica di notevole portata tramite l’introduzione e la diffusione del sistema, consistente in soldoni nell’aggiunta di un uomo in difesa.
 Ma l’autentica svolta si determina nel 1995 (poi ben codificata due anni più tardi): non è più sufficiente essere formalmente in fuorigioco, bensì è necessario che un giocatore sia coinvolto in maniera attiva nell’azione. Precisamente, l’attaccante deve interferire con il gioco, interferire con un avversario oppure ottenere un vantaggio dal trovarsi in quella posizione, e solo in questi casi è in fuorigioco. Scompare così il fuorigioco passivo e l’unico caso di fuorigioco sanzionabile è quello attivo, a tutto vantaggio, si capisce, di chi attacca.

Poi ci sono state le sostituzioni possibili durante la gara: Un calcio sempre più fisico e atletico necessita di più cambi a gioco in corso, per cui negli anni Novanta le sostituzioni, prima limitate a due, sono aumentate: nel 1993 si aggiunge l’avvicendamento del portiere; dal 1995 diventano tre, indipendentemente dal ruolo del giocatore sostituito.
Nel 1990, ma ufficializzato solo nel ’91, è introdotto il concetto di condotta gravemente sleale, intesa come un intenzionale e fisico impedimento tramite mezzi scorretti (quindi un fallo di gioco o un intervento con la mano) nei confronti di un avversario coinvolto in una chiara occasione da rete. La conseguenza è l’espulsione del giocatore reo del comportamento gravemente sleale. La fattispecie viene spesso definita come fallo da ultimo uomo; in realtà, il fallo da ultimo uomo è solamente un caso di chiara occasione da gol, il principale ma non l’unico.
Nel 1993 vengono poi meglio codificati i casi di fallo in generale, e nel 1998 il fallo da dietro (nello specifico un tackle da dietro che costituisce un pericolo per l’avversario) viene inserito tra i gravi falli di gioco passibili di espulsione.  

Altro motivo di evoluzione è dato dal retropassaggio volontario al portiere. Nelle partite degli anni Ottanta era di uso abbastanza comune passare la palla al proprio portiere, che ovviamente raccoglieva la sfera con le mani, e lo si faceva per far ripartire un azione, per eludere la pressione avversaria, o anche solo far trascorrere il tempo o per un’evidente mancanza di fantasia e coraggio nell’indirizzare il pallone da un’altra parte.  

Dal 1992 si cambia: il portiere non può controllare la palla con le mani in caso di passaggio volontario effettuato da un proprio compagno di squadra, o di rimessa laterale, salvo il passaggio sia effettuato con la testa o con il petto. Pertanto la difesa è stata obbligata a gestire diversamente la palla, a volte spazzando in angolo o in fallo laterale (in tal modo però si alimenta il gioco d’attacco avversario e quindi aumentano i rischi), ma in prospettiva il cambiamento regolamentare ha costretto gli uomini del reparto arretrato a migliorare le capacità di palleggio, gli scambi e le triangolazioni, quindi la disposizione in campo – addirittura l’impostazione dell’azione offensiva trae sempre di più la sua origine dalle retrovie e viene posta in capo ai difensori stessi o a un centrocampista che si abbassa.
Siamo abituati a vedere l’allenatore di calcio insieme con il suo staff, del quale fanno parte il vice, il preparatore atletico e il preparatore dei portieri. Questi 3 collaboratori da un po’ di anni sono stati incrementati anche con il match analist (anche se spesso lo fa il vice), il quale fornisce al tecnico una serie di informazioni, sotto forma di video e dati statistici, sia sulla squadra avversaria che sulla propria e spesso durante le partite siede in tribuna per osservare dall’alto.

Attraverso le match analysis il calcio è cambiato tanto.    

Nel tempo in cui il calcio si sta inglesizzando lo staff dell’allenatore, come già è successo nel basket, si sta ampliando con l’ingresso di altre figure di specialisti. Nel calcio moderno il ruolo non è più una posizione ma una funzione. Nel contesto tecnico-tattico, è inutile parlare di esterni, centravanti, mezzali, in quanto il calcio si è evoluto tanto che i calciatori non sono più individuabili per la porzione di campo dove giocano ma per le funzioni che svolgono.

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