Spesso mi sono chiesto quanto conta un allenatore di calcio in un squadra di professionisti.

L’unica cosa da fare era chiedere ai diretti interessati e ho telefonato a vari conoscenti, coinvolgendo anche dei colleghi di altre redazioni, e sono tutti d’accordo nel riconoscere i meriti delle società e la bravura dei giocatori, e tanti, troppi, sottovalutano il ruolo del tecnico.

In definitiva, la risultante è stata che non incidono più del venti per cento.

E sbagliano.

Si dovrebbe almeno tener conto che oggi, più di prima, oltre alla competenza tecnico-tattica occorre anche 'gestire' i calciatori perché in diversi casi, pure nel calcio professionistico, è necessario insegnare bene i fondamentali che molti conoscono in modo approssimativo.

Intanto diciamo chi è l’allenatore di calcio che solo dopo l’arrivo di Helenio Herrera in Italia ha trovato la sua giusta dimensione nelle società che prima li sottopagavano dando più importanza al capitano della squadra che era, in definitiva, l’allenatore in campo.

L'allenatore sportivo è colui che si occupa della gestione della preparazione fisica e psicologica dei singoli atleti e della squadra, cui si rivolge. Egli rappresenta un punto di riferimento per lo sportivo, quindi è fondamentale che possieda una buona preparazione, non solo tecnica, ma anche teorica e pratica.

L’allenatore ha una grande importanza nello sviluppare le motivazioni giuste. Sa graduare le prove con le quali l’atleta dovrà cimentarsi e riesce a trovare le ragioni migliori per metterlo ogni volta alla prova, monitorando i suoi progressi e insegnandogli a trarre lezioni dagli insuccessi.
È colui che guida gli individui e il gruppo che compongono fino al raggiungimento degli obiettivi. Deve dimostrare non solo di essere dotato di una serie di competenze tecniche e tattiche, ma anche di saper gestire lo stress causato da situazioni a volte difficili da gestire.
L’allenatore è il punto di riferimento, è lui che prende le decisioni, che si assume le responsabilità di eventuali errori, risponde dei risultati conseguiti: quando una stagione sta andando male, il primo a pagare è il mister che viene esonerato.
È fondamentale che l’allenatore analizzi con la massima obiettività le prestazioni fornite dai singoli e dal gruppo, senza dimostrare di avere preferenze o, al contrario, antipatie personali per qualcuno.   

Il buon allenatore è positivo e propositivo, sa essere simpatico e amichevole senza farsi mancare di rispetto, sa esultare con la squadra nella vittoria ed essere emotivamente presente nella sconfitta. Sa osservare non solo le dinamiche in campo ma anche le dinamiche relazionali, fra i giocatori, e interne al singolo.

Per definizione al tecnico spettano i compiti di guida, insegnamento, decisione, selezione.  

Di solito i giocatori accettano di assoggettarsi alla guida del tecnico anche se essi sono particolarmente esigenti come nel caso di Zeman con i famigerati “gradoni”.

Analizzando la situazione della Pescara calcio, il miglior allenatore che poteva avere in questa situazione di crisi, che ha visto la società scendere precipitevolissimevolmente dalla Serie A alla Serie C , era ed è Zeman che ha la conoscenza ad alto livello delle tecniche di allenamento fisico e di quelle tattiche.

Anche se, di fatto, predilige il 4-3-3 che fa applicare a tutte le sue squadre ma con delle varianti che pochi scorgono sul campo, ma che ci sono.

Per scoprirlo ho rivisto decine di volte le partite vinte e quelle perse e credo di aver capito non solo lo spirito ma anche le dinamiche del gioco di Zeman.

Le squadre di Zeman, intanto, corrono più delle altre. Con maniacale impegno insegna i vari movimenti ai suoi giocatori. La squadra è l’obiettivo del suo lavoro più di quello sul singolo.

Le squadre allenate dal boemo hanno tutte le stesse prerogative: intensità, pressing, riaggressione immediata, ritmo, verticalizzazioni, sovrapposizioni, scambi di prima sfruttando i “triangoli” terzino-mezzala-ala.
L’insieme di tutte queste caratteristiche consente al giocatore in possesso di palla, di avere almeno due alternative quando deve effettuare un passaggio, consentendo alla sua squadra di essere sempre pericolosa e soprattutto imprevedibile nelle ripartenze.

A questo punto puoi vedere come naturale risultato che una squadra, seppure mediocre, possa apparire, sul campo, di valore più alto.

Per quanto attiene Zeman, c’è poi da considerare la sua empatia e il rispetto che ha conquistato da parte dei tifosi che lo sostengono a pieno ritmo.

Ecco perché sono convinto che il Pescara, pur non essendo lo squadrone che credono di aver messo su il mercante e il suo stretto collaboratore, possa fare un campionato dignitoso proprio per i meriti di Zeman che è il valore aggiunto di questa squadra.

Ora Zeman ha alcuni mesi per avere il meglio da questa rosa dopo di che a gennaio potrebbe chiedere due o tre rinforzi e, se dovessero arrivare, il Pescara potrebbe puntare in alto, altrimenti finirà come lo scorso anno sulla base del “vorrei ma non posso”.

Aggiungi commento

Codice di sicurezza
Aggiorna