Mi è capitato di leggere alcune riflessioni di amici di Facebook che si chiedevano, anche in tono ironico e critico, come avvenne la generazione di queste discendenze se Dio aveva creato l’uomo e poi Eva che ebbero due fili maschi?

L’errore che fanno in tanti, è quello di leggere la Bibbia in senso letterale. La Bibbia invece, è un insieme di testi antichissimi provenienti da fonti diverse. Alcuni risalgono probabilmente addirittura all’antico Egitto. Ogni traduzione, ogni revisione effettuata nel corso degli anni ha modificato, aggiunto, tolto qualcosa secondo l’idea o interpretazione del momento. Quindi i testi, che peraltro sono a volte molto belli, vanno intesi come una metafora, una descrizione poetica oppure una dichiarazione di intenti, un modello morale.

I dati che ci offrono gli scritti biblici riguardo al tema in questione sono laconici. Di fatto non viene specificato in che modo la discendenza di Adamo ed Eva si è sviluppata. Sappiamo che Adamo ed Eva ebbero molti figli, prima di tutti Caino e Abele e conosciamo anche la vicenda del fratricidio che ha portato a una discendenza da Caino e in parallelo la discendenza di Set buona e religiosa; il figlio «scelto» da Dio per sostituire Abele, da cui poi si arriverà fino a Noè e il diluvio.

Come avvenne la generazione di queste discendenze?

Nulla dice la Bibbia a riguardo e ci si può sbizzarrire in ipotesi, la quali si scontrano tutte sullo scoglio dell’incestuoso. Tentativi di mitigare l’imbarazzo sono stati tentati (ancora non c’era una legge contro l’incesto; la moltitudine di figli e nipoti unita alla longevità permetteva rapporti meno vistosamente incestuosi, ecc.), ma il loro esito non convince tanto che ancora oggi ci si pone la domanda.

Fortunatamente gli ultimi due secoli di studi sulla Bibbia ci hanno permesso di comprendere alcune cose su di essa che aiutano a risolvere diverse aporie o difficoltà.
Nel nostro caso specifico occorre dire almeno due cose.

La prima riguarda il genere letterario dei primi capitoli della Genesi. Gli studi accurati, compresi quelli di comparazione con letteratura extra-biblica, hanno reso chiaro che Genesi non può essere considerato una narrazione storica reale, ci sono troppi elementi letterari e storici che portano ad escluderlo. Non possiamo pretendere da questi capitoli che ci facciano la cronaca dei primi giorni e anni della storia umana.  

Nondimeno non si tratta di mitologia - la quale ha delle caratteristiche ben precise e riguarda piuttosto personaggi divini - seppure il testo utilizzi chiaramente un linguaggio mitico, e appositamente.  

Per comprendere questo fenomeno, ovvero di un linguaggio mitico, ma che non comporta una mitologia fabulosa, una analogia può essere ravvisata nel caso delle parabole di Gesù. È chiaro che esse hanno un linguaggio da «favola», e che esse, quindi, non sono cronaca di fatti. Tuttavia esse dicono molto meglio di una cronaca come stanno di fatto le cose e in questo «raccontano» la «vera» storia dell’umanità. Così per i primi capitoli della Genesi: «questi testi non vanno presi né come storia, né come mito [...] il testo è semmai una proclamazione del rapporto tutto particolare che Dio intrattiene con la sua creazione, dell’atteggiamento tutto speciale di cui la fa segno.

La seconda riflessione è più semplice ma istruttiva e deriva dalla prima: quando la Bibbia non specifica e non dettaglia, non è necessariamente una mancanza, anche perché il non dire tutto fa parte dello stile narrativo che questi racconti utilizzano.    

Leggendo l’Antico Testamento ho diversi dubbi. Si dice ad esempio che Caino, dopo aver ucciso Abele, si sposò e partorì Enoc, ma se Adamo ed Eva erano gli unici uomini che in quel momento avevano come figlio solo Caino come fece Caino a conoscere moglie?  

Le domande proposte sono molteplici, ma hanno un comune denominatore: come spiegare alcune contraddizioni che si trovano nella Sacra Scrittura e in modo particolare, stando all’interesse mostrato, nell’Antico Testamento?  

   Le contraddizioni logiche presenti nel testo sacro, non inficiano mai la prospettiva salvifica che i due autori, Dio e l’uomo, ci hanno donato: il primo come artefice della salvezza e fonte dell’ispirazione, il secondo come destinatario della rivelazione e strumento ispirato, che ha impiegato le sue facoltà naturali per raccontarci la salvezza. Il principio dell’Incarnazione è il parametro giusto per comprendere in che senso la S. Scrittura è Parola di Dio: il Verbo che si fa carne, nella storicità della sua esistenza assume una cultura, una lingua così anche la Parola di Dio, esprimendosi in parole umane, assume allo stesso modo una cultura e una lingua; per questo come dice San Massimo il Confessore «se tu non conosci le parole difficilmente risalirai alla Parola»; dunque l’interpretazione della Sacra Scrittura è indispensabile per rifuggire la tentazione del letteralismo o del fondamentalismo che induce a scambiare la Parola con le parole con cui i testi sacri sono scritti.  Il compito dell’interpretazione è quindi quella di superare il limite delle parole per cogliere il messaggio salvifico racchiuso in esso.

le contraddizioni che s’incontrano nella S. Scrittura sono legate spesso ai limiti della cultura o del linguaggio, di un genere letterario o di un altro, in cui la Parola di Dio si incarna per far giungere a noi, o ai destinatari del tempo, il messaggio salvifico di Dio.  

Riguardo al fatto che Caino conosca moglie nonostante non si parli mai di altri figli dei progenitori, né di donne in genere, direi semplicemente che il racconto non si sofferma su questo particolare; si rammentano i personaggi principali dopo aver stabilito il principio maschile e femminile in Adamo ed Eva ed aver così impiantato l’aspetto della procreazione umana.  

Una volta cacciati dall’Eden, Adamo ed Eva ebbero diversi figli, secondo la tradizione da 14 a 140. Gli unici tre citati nella Bibbia, tuttavia sono Caino, Abele e Seth.

Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, a oriente di Eden» 
Caino non fondò il "paese di Nod" ma lo abitò. Pertanto, già esisteva un altro insediamento umano.
Caino rischiava di essere ucciso durante il tragitto. Ma da chi? Non c'era lui solo e i genitori? 

«Chiunque mi incontrerà, mi potrà uccidere»  

«Dio impose un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato. Quindi la terra era già popolata da altre persone ed erano anche informate del fratricidio. Caino pronuncia quella frase perché sapeva che sarebbe essere giustiziato (da conterranei o parenti) per vendicare l'uccisione di Abele. E Jahvè lo conferma.  

Caino sposò la sorella gemella di Abele, Calmana, Abele la sorella gemella di Caino, Deborah. Successivamente, alla morte di Abele, Caino, il suo omicida, sposò la sorella Awan, dalla quale generò un figlio, Enoch. Seth sposò la sorella Azura, che diede alla luce Enos, dalla cui discendenza nasceranno Noè e i suoi figli. I discendenti di Caino, invece, divennero nomadi allevatori di bestiame e impararono l’arte di forgiare i metalli, distinguendosi tuttavia per la violenza e la pratica della poligamia.

La lettura e la relativa interpretazione vanno fatte, dunque, non con la traduzione letterale ma con lo spirito di capire il disegno divino.

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