“Amico mio – chiedo ad un ex calciatore e allenatore di squadre anche della massima Serie -  con la tua notevole esperienza e con le tue molte frequentazioni di giocatori, ma anche di ex calciatori, puoi dirmi che ne pensi di questi che continuano a volersi impegnare in ‘partitelle’ che, spesso, ne condizionano lo stato di salute e che fanno molto uso di medicinali da banco?”

“Caro Gianni, dallo sport professionistico alla partitella a cinque, per alzare l’asticella dei propri limiti fisici e giocare anche quando il dolore imporrebbe loro di fermarsi, i calciatori di ogni categoria fanno costante abuso di farmaci da banco, antinfiammatori e antidolorifici. Tra questi i più ricorrenti sono ibuprofene, paracetamolo e voltaren: medicine legali che possono essere assunte senza prescrizione e che non hanno niente a che vedere con il doping.”

“Me lo confermi? Ma diverse ricerche e decine di testimonianze certificano l’allerta: a lungo termine anche l’abuso di farmaci tanto comuni può produrre effetti collaterali gravissimi, tra i quali l’alta percentuale di infarti, il ritiro anticipato, perenni dolori articolari, problemi gastrointestinali cronici e malattie ai reni.”

“Non sono solo io a confermarlo, ma il centro di giornalismo tedesco Correctiv, che coordina una inchiesta sulle omertà degli abusi farmaceutici nel mondo del pallone in collaborazione con La Stampa, ARD e France 2, ha anche condotto un sondaggio tra quasi 1200 giocatori a livello amatoriale in Germania. Il risultato è che oltre la metà dei partecipanti assume questi farmaci regolarmente, a conferma che non sono solo i professionisti ad assumere con troppa frequenza antinfiammatori e antidolorifici. Come aveva detto nel 2004 l’allenatore Antonio Conte, sentito come testimone nel primo processo italiano sul tema, «se non ci fosse il Voltaren non ci sarebbero campionati di serie A, B e C, e neanche quelli interregionali.

Non importa in che categoria giochi, per te è sempre come la serie A: anche una partita di promozione diventa Real Madrid- Barcellona.”

“Ma, a tuo giudizio, le federazioni calcistiche internazionali sono consapevoli del problema?”    

“La Fifa – mi ribadisce - a partire dai mondiali in Francia del 1998 ha raccolto sistematicamente dati su quanti farmaci venissero assunti dai giocatori durante ogni edizione della Coppa del mondo. Negli anni i consumi sono solo aumentati, tanto che secondo gli ultimi tre report, una percentuale tra il 40 e il 50% dei giocatori ha assunto farmaci prima di ogni partita del torneo.”  

“Quanti e quali rischi per la salute vengono dall’abuso di antinfiammatori e antidolorifici?”

“Non si hanno dati precisi ma l’alta incidenza di infarti in ex-calciatori, tuttavia, è stata rilevata da almeno tre studi pubblicati negli ultimi anni. L’ex medico della Fifa Jiri Dvorak è sorpreso e preoccupato dal legame tra antidolorifici e aumento del rischio cardiovascolare. Nonostante già ci fossero dati allarmanti su questa connessione, confessa che «non ne sappiamo ancora abbastanza». I casi esistenti sono raccolti in un registro internazionale dei giocatori che hanno subito attacchi di cuore improvvisi e sono morti di insufficienza cardiaca. A oggi si parla di più di 600 casi.”

“L’uso di antinfiammatori iniettati, senza ricetta medica, non dovrebbe essere proibito?”

“Molti medici, al riguardo, sono concordi nell’affermare che l’uso di antinfiammatori iniettati, senza ricetta medica, dovrebbe essere proibito. Dovremmo inserirli nella lista delle sostanza proibite quando non c’è una precisa ragione terapeutica per il loro utilizzo anche perché oltre gli infarti si rischiano emorragie interne e malattie dei reni che arrivano a fine carriera, «quando ormai non interessa più a nessuno.”

“Sinceramente, hai esperienza di qualche giocatore da te conosciuto personalmente che ha avuto di questi problemi?”

 “Nomi non ne faccio ma sulla parete di camera mia ci sono le fotografie di tutte le squadre in cui ho giocato: anche solo a colpo d’occhio, conto almeno sei - sette morti. Spesso per infarto.”

A Pescara assistemmo, impotenti, alla morte di Morosini che sconvolse l'opinione pubblica e indotto il governo ad approvare un decreto (Balduzzi, varato il 26 aprile 2012 ) che imponesse a tutte le società sportive entro il 2015, di dotarsi di un defibrillatore semi-automatico. Si tratta di uno strumento prezioso che può essere usato da personale specializzato anche non medico, purché in possesso dell’attestato di idoneità conseguito dopo uno speciale corso rilasciato dalle Asl o dagli organi competenti.  

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