CHIACCHIERE E TABACCHIERE DI LEGNO

IL BANCO DI NAPOLI NON L’IMPEGNA

“Chiacchiere e tabacchiere di legno il banco di Napoli non l’impegna”. Un antico proverbio colmo di saggezza, come tante cose del nostro popolo di quando era un popolo libero, autonomo e non vessato e asservito contro i suoi voleri.  

E quale metafora o allegoria, che dir si voglia, intende enunciare?

Che le parole e le promesse, o gli oggetti di nessun valore, quello che era il più grande e prestigioso Istituto Bancario del Sud non li impegna perché cose di poco conto e non quantificabili. Ovvero, per dirla più esplicitamente, non raccontate frottole o fate promesse inattendibili e fatue perché si sa già il loro esito ed il nostro popolo non intende esser preso in giro!

Ma questo il vanesio Sebastiani, confortato dai suoi lecchini, non solo non lo capisce ma cerca, imperterrito, di farsi valutare, dal popolo biancazzurro, come cose di valore le sue stralunate esternazioni.

Ci sono alcune persone che si abituano a mentire.  

Di solito i bugiardi non ammettono di avere quest’abitudine poiché non è ben vista dalla società; tuttavia, in realtà, l’hanno perfezionata facendo molta pratica. Dentro di sé, inoltre, capiscono che la bugia può essere una risorsa, valida quanto le altre, e che se non viene scoperta non fa male a nessuno.

Forse non riescono più a ingannarci, perché li conosciamo da tempo, ma hanno comunque la capacità di ingannare le persone che per amore della squadra (della maglia dicono) o per puro spirito di compartecipazione emotiva legata al tifo, fanno finta di non capire...

D’altra parte, sembra quasi che chi si abitua a mescolare la realtà con la fantasia finisca per sfumare anche nella propria testa i limiti che le dividono. Si abitua a trattare entrambe allo stesso modo, poiché nella sua mente la bugia diventa a lungo andare una realtà.

Tuttavia, conviene sapere che un bugiardo patologico non ha controllo su ciò che dice e nemmeno sugli effetti che le sue bugie hanno sugli altri. Le bugie sono generalizzate, sproporzionate, persistenti e la maggior parte sono spontanee e poco meditate.

Pensasse di più e avesse un maggiore rispetto per gli altri e anche per se stesso, il Ferguson dei colli direbbe: Ho sbagliato a voler fare il mercante a tutti i costi; ho sbagliato nel voler condurre le operazioni di mercato tenendo fuori i tecnici che avrebbero potuto consigliarmi, ma non mi avrebbero, però, consentito di fare le “maule”; ho sbagliato a considerare i tifosi dei clienti ; ho sbagliato ad avere intorno dei leccapiedi e non dei critici che potevano evitarmi certe figuracce; ho sbagliato nel fare solo operazioni affaristiche e non dirette a migliorare il patrimonio biancazzurro; ho sbagliato a non avere giocatori propri ma solo prestiti da valorizzare per conto terzi e per il vile “contributo valorizzazione”; ho sbagliato a farmi rifilare, per sudditanza versi certi capobastone, dei giocatori taroccati; ho sbagliato... ma ce ne sono tanti di errori evidenziati in questi mesi con il risultato di essere additato come “nemico del Pescara” e come “colui che ce l’ha personalmente con Sebastiani” o come colui che “invece di remare dalla parte del presidente critica” oppure di “colui che se è brao e capisce di calcio perché non fa l’allenatore oppure perché non si prende lui il peso di gestire la squadra ed altre puttanate che segnano solo il livello di incompetenza e di cronica stupidità di certe persone che formano il tappetino sul quale il mercante. del calcio nostrano si pulisce le scarpe.

Le cifre parlano chiaro: 29 punti in classifica; 13 punti nel girone di ritorno contro i 12 del girone di andata! Tre allenatori, una rosa di pochi giocatori idonei e di tanti contratti che sarebbero degni di un controllo superiore... (capisci a me); una montagna di promesse non mantenute; una sarabanda di operazioni internazionali; il continuare a dire che ha una società sana e senza debiti e poi leggi i bilanci e ti rendi conto che mente spudoratamente... ma di che stiamo a parlare? Basta. Ora parlino gli altri, se ne hanno la capacità e hanno il coraggio di ripulirsi dei peli attaccanti sulla lingua...

  

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