Quando si chiusero le campagne estivo autunnale, analizzando il turbinio di azioni e di movimenti di Sebastiani, dissi a me stesso: Un altro campionato gettato al vento.

Questa è una “rosa” con alcuni buoni elementi, un paio di acquisti buoni, troppi prestiti, un allenatore (Colombo) che non ha grosse esperienze anche se è un signore a modo.

Faremo un campionato da quarto quinto posto (le raccolte sono a disposizione per controllare la veridicità di quanto scrivo oggi) e nei play off ci metteremo tranquilli ad aspettare ciò che il destino vorrà darci.

Tutto arriva a suo tempo... Se deve arrivare!

Ciò che deve essere sarà, a tempo debito e in quel momento, perché la destinazione è incerta e a volte i venti non soffiano a nostro favore né le nostre vele sono per il lavoro di sollevamento nonostante il nostro impegno.

Contro il Cerignola il Pescara perse (1-0) e, sotto la spinta emotiva di gran parte dei tifosi, il mercante capì che, se non poteva far invertire la rotta del vento, avrebbe potuto, almeno,  avere un altro nocchiero capace di veleggiare di bolina (cioè controvento, lo preciso per i non marinai.)

Ed ecco arrivare capitan Zeman.

Dicono che le cose migliori non sono pianificate, che semplicemente accadono e che è meglio non premere il tempo. Perché se davvero dovesse succedere qualcosa, succederà comunque.

E se non dovesse farlo, non lo farà. È semplice.

All’arrivo di Zeman, da tifoso, oltre che da cronista che vive scrivendo dei fatti della Pescara calcio, mi dissi soddisfatto anche se, a rigor di “bazzica”, il tempo a suo disposizione era troppo residuo.

La verità è che sì, sembra ovvio, non dovremmo preoccuparci di ciò che non possiamo risolvere, ma lasciar andare avanti le cose sperando nel meglio.

L’errore che affondò Colombo fu quello di seguire il suo presidente nella “gestione di Lescano”.

Il merito di Zeman è stato quello di ripresentare un Lescano in gran spolvero capace di segnargli reti a grappoli.

Quindi, forse quello che dobbiamo imparare, è che ci sono certe cose che sono al di fuori del nostro controllo, e così lasciar fluire la vita e accettare quali sono le circostanze è la migliore delle nostre opzioni in molte occasioni.

Noi siamo ciò che digeriamo, le pietre su cui inciampiamo, i graffi che non riusciamo a guarire.  

Non siamo tutti sorrisi, gioie o verità, siamo anche bugie (quelli che ci hanno detto per mesi, anzi, per anni, Sebastiani e i suoi accoliti)), siamo le critiche e le lacrime che i tifosi biancazzurri non hanno pianto.

Zeman e i suoi ragazzi, ora, hanno la possibilità di bloccare il terzo posto utile per cominciare al meglio i play off, ma devono superare l’ostacolo Picerno che, a Pescara, vinse senza rubare nulla.

Non si tratta di credere o non credere nel destino, ma di lasciare che le circostanze ci sorprendano e aprendo così le finestre del rilassamento emotivo per aiutarci a riaccendere i nostri sentimenti.

Zeman e i suoi ragazzi riusciranno a superare questo ostacolo?

Comunque, da terzi o da quarti il minitorneo dei play off va giocato e, possibilmente,  vinto.

Zeman e i suoi ragazzi riusciranno a fare il miracolo e annullare le “incompetenze” calcistiche del mercante, abile soltanto nelle “ingegnerie fiscali e finanziarie”?

Aspettiamo gli eventi.

L'attesa è un'arte che ci libera dai fardelli emotivi, un modo per scoprire cose meravigliose.

E così sia.

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