Nei fondamenti deontologici del giornalista all’articolo due si legge: il giornalista difende il diritto all’informazione e la libertà di opinione di ogni persona; per questo ricerca, raccoglie, elabora e diffonde con la maggiore accuratezza possibile ogni dato o notizia di pubblico interesse la verità sostanziale dei fatti.

Ora, aver detto e scritto, come fatto da più parti, che la società Delfino Pescara nella persona del suo presidente Daniele Sebastiani, ha vinto la sua querelle con il socio Cimmav in quanto il Tribunale dell’Aquila, con sentenza 21 ottobre 2022, ha dichiarato legittimo il bilancio della società al 2018, senza precisare che lo stesso tribunale dell'Aquila, sezione specializzata in materia di Impresa, con due sentenze diverse, ha dichiarato nulli i bilanci al 30/06/2015 e al 30/06/2017 annullando le deliberazioni dell'assemblea dei soci nella parte relativa all'approvazione dei bilanci, significa aver dato una notizia falsa falsando la verità dei fatti.

Ricordo ancora che il bilancio al 30/06/2016 era già stato dichiarato nullo dal Tribunale dell’Aquila.

Quindi il Tribunale, con tre sentenze diverse, ha dato ragione all'ex AD Iannascoli ed ha dichiarato nulli i bilanci del 2015, 2016 e 2017.

Pertanto, in chiave prettamente giornalistica, dando e scrivendo la notizia, il giornalista corretto e non asservito, dice e scrive chiaramente che il bilancio 2018 è legittimo e che è stato rigettato il ricorso presentato dai legali della CIMMAV e che lo stesso ricorso era stato presentato  solo per questioni tecniche.  

Infatti la Cimmav era stata “costretta”, per un puro fatto tecnico, ad impugnare  tutti i bilanci successivi al 2017 a pena di rigetto di questo ultimo e si sapeva benissimo che sarebbe stato dichiarato legittimo ma che non annullava la posizione dei tre bilanci che sono ancora nulli come dichiarato dallo stesso Tribunale aquilano.

Onestà dell’informazione fa precisare anche che la Corte di Appello dell’Aquila non ancora decide in merito alle impugnazioni relati ai bilanci del 2015,2016, 2017.

La verità vera è che il presidente del Delfino Pescara 1936 deve rispondere a livello Giudiziario della irregolarità dei tre bilanci che hanno consentito al presidente di fare cassa, nascondere passività rilevanti, non far conoscere un grosso movimento di denaro contante per contratti in nero e per movimenti “strani” con dei procuratori e, nello stesso tempo, ha dato una patina di forza economica, nei confronti della Covisoc che si trova, al momento, nella condizione, se il Giudice confermerà la nullità dei tre bilanci, di dover giustificare come non abbia rilevato queste irregolarità permettendo al Pescara delle operazioni ufficiali a discapito di altre società.

Che l’ ufficio stampa del Pescara abbia cercato di enfatizzare la sentenza relativa al bilancio 2018, evitando di fare riferimento a quelli ancora considerati nulli, si può accettare considerando che ha  difeso la posizione del suo presidente che firma gli assegni dei compensi mensili, ma che lo abbiano fatto altri addetti stampa, o addetti comunque alla informazione, che non dovrebbero essere in attesa di assegni mensili, suona come condanna per atteggiamenti disdicevoli e non in linea con i “fondamenti deontologici della professione giornalistica” e che questi loro fasulli interventi sono serviti solo a creare confusione tra i tifosi i quali, per fortuna, sanno bene chi è il loro presidente e, da innamorati della “maglia biancazzurra”, pensano solo a sostenere la squadra.  

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