Ho scritto spesso, nelle mie riflessioni calcistiche, che il corpo va dove dice la testa e quindi ho sostenuto che gli aspetti mentali sono importanti nell’affrontare una sfida sportiva.

Giocare per vincere tutto può sembrare una frase sbagliata, perché nessuno gioca per perdere. Ma il Pescara si gioca tutto in questi play off: la categoria, la possibilità di un rilancio economico, la riconquista della tifoseria, il rientro di diversi milioni di euro nel mercato... e dimmi se è poco!
Ma come si vince?

Quali sono gli elementi cognitivi che favoriscono la predisposizione alla vittoria, alla ricerca del successo, all’affermazione? Le risposte a questi interrogativi non sono semplici e sintetizzarle in poco spazio ci fa correre il serio rischio di cadere nella banalizzazione: stiamo parlando di mentalità vincente e la mentalità vincente in una squadra si costruisce.

Ci vuole tempo e pazienza.

Fisso, quindi, la riflessione su un elemento specifico della vittoria che è il giocare bene, cioè la ricerca del risultato attraverso il bel gioco e la tensione verso la bellezza come ha scritto anche Zeman nel suo bel libro.
I seguaci del pragmatismo ripetono instancabilmente “preferisco giocare male e vincere” come se ci fosse una connessione diretta tra le due cose. È invece più giusto sostenere che nessuno vince perché ha giocato male, ma nonostante abbia giocato male.
Tutti vogliamo vincere.

Ma come si fa? Quale soluzione vogliamo portare avanti?
Ritengo che sia nostro motivo di crescita la ricerca della vittoria e del successo attraverso la bellezza, il bel gioco, sempre Zeman insegna.  

Molti sostengono che “il timore della sconfitta supera la gloria della Vittoria”, ma vivere da codardi è peggio che morire. Se proprio dobbiamo andare verso la sconfitta, facciamo che la nostra strada sia un’avventura, pensiamo, giochiamo e rischiamo. È l’unico modo di non essere un semplice strumento.
L’augurio è che i nostri ragazzi cerchino la vittoria in campo attraverso la bellezza.
Per giocare bene ci vuole anche molta concentrazione.

Ma che cos’è esattamente la “concentrazione” e come è collegata al più ampio costrutto psicologico dell’attenzione?  

Oggi, il termine “attenzione” si riferisce a un sistema cognitivo che facilita la selezione di alcuni stimoli per un’ulteriore elaborazione inibendone altri.

Può essere rappresentata come un fascio di luce che rischiara determinate porzioni di campo visivo o come una lente che si serve di uno zoom per ampliare o restringere ciò su cui ci si vuole focalizzare. Si tratta dell’attenzione selettiva che per un atleta è essenziale al fine di selezionare determinate informazioni e ignorare quelle irrilevanti.  

La capacità di mantenere l’attenzione su uno stesso stimolo è, invece, l’attenzione sostenuta. Quest’ultima richiama il concetto di “concentrazione” che si riferisce alla capacità di focalizzare l’attenzione e mantenerla per tutta la durata dell’esecuzione del compito, inibendo eventuali stimoli distraenti per riportare nuovamente il focus sullo stimolo rilevante.

A questo proposito è stato dimostrato che calciatori poco esperti si focalizzano maggiormente sulla tecnica rispetto, invece, ai professionisti per i quali prevale la componente tattica del gioco poiché il controllo dell’esecuzione corretta del movimento è stato interiorizzato durante gli anni di allenamento.   

Comunque sia l’attesa si fa dura e non si vede l’ora di cominciare sabato per vincere bene, il che significa segnare un paio di reti per mettere la gara di ritorno in “discesa”.

Zdenek Zeman pare destinato a continuare la sua storia d'amore con il Pescara, a prescindere dalla categoria in cui gli abruzzesi militeranno nella prossima stagione.  

Parliamo della partita di sabato:  

Pescara e Virtus Entella, che si troveranno di fronte nei quarti di finale dei playoff, sono arrivate entrambe terze. Il club ligure, però, è testa di serie grazie al maggior numero di punti raccolti in stagione: 79 a 65. Ben 14 lunghezze di distacco a simboleggiare anche il diverso tipo di campionato svolto dai due team: a Chiavari hanno lottato fino all'ultimo per il primo posto, perdendolo con un finale di stagione sottotono.

In Abruzzo, invece, le prime due posizioni del podio sono sfuggite subito, con Catanzaro e Crotone che hanno fatto il vuoto. La differenza sarà anche in panchina: da un lato Gennaro Volpe, 42 anni, 100 panchine in carriera raggiunte quest'anno e tutte con una sola squadra, quella ligure. Dall'altro invece Zdenek Zeman, 76 anni, che è a una cinquantina di panchine da quota mille, raggiunte con oltre venti squadre. 

Gioventù contro l’esperienza.

Di solito ha la meglio l’esperienza.

Speriamo bene.

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