Alla prima domanda non concordata, posta dal collega Pier Paolo Marchetti, Sebastiani perde il controllo e dà vita ad una serie di sproloqui arrivando alle scostumatezze verbali.

Marchetti aveva solo chiesto di chi fosse il Poggio degli ulivi e, invece di dare una risposta concreta ed esaustiva, ha detto di “essersi rotto i coglioni” nel dover ancora dire che sta facendo spese per ammodernare il centro di allenamento, ma non ha detto di chi fosse la proprietà.

Lui si trova come quell’affittuario di un appartamento che, per renderlo meglio compatibile alle sue esigenze, apporta dei lavori di ordinaria amministrazione.

Correttezza avrebbe voluto che lui dicesse che il Poggio è ancora del signor Giuseppe Adolfo De Cecco e che lui sta facendo delle migliorie che, probabilmente, potrebbe detrarre dal prezzo dell’acquisto quando sarà, se sarà, formalizzato.

Dice di essersi “rotto i coglioni” come se quelli dei tifosi fossero ancora intatti…

Dice di aver ripianato debiti per decine di milioni ma non dice come accusando i giornalisti di fare i commercialisti…

Ma non dice come e perché a Pescara sono arrivati un centinaio di giocatori, in questi suoi anni di gestione, autentiche operazioni di “ingegneria finanziaria” per fare la felicità sua e dei suoi compari romani.

Non dice come e perché siano stati presi molti giocatori che non sono mai scesi in campo e che pure figurano in bilancio.

Non dice come e perché il Pescara abbia venduto dei giocatori per milioni di euro pur non avendo mai vestito la casacca biancazzurra (vedi l’imberbe Zugaro De Matteis…)

Non dice qual è il patrimonio vero del Pescara visto che non ha un suo centro sportivo di proprietà, né un gruppo di giocatori affidabili e dalle vere e concrete possibilità di inserimento per il futuro.

Parla di un settore giovanile che gli è costato molto (deve poter giustificare i milioni avuti dal Fondo Caripe dall’amico Mattoscio) ma non sa dire quali giocatori ha fornito il settore per alimentare il patrimonio della società pescarese.

Non dice chi gli ha fatto prendere giocatori che sono arrivati e mai scesi in campo.

Non dice quanto gli ha reso, personalmente, il fare da balia a giocatori in prestito gestiti per conto di altre società.

Non dice dei contatti presi in giro per il mondo solo per prendere in giro la tifoseria e per avere contatti “pelosi” da utilizzare per suo conto.

Non dice con quali intendimenti per anni ha sventolato programmi operativi mai partiti e serviti solo a distrarre l’interesse della città dai suoi affari.

Non dice come sono stati investiti i tanti milioni di euro incassati.

Non dice perché un vero tecnico come Giorgio Repetto sia in disparte per agire lui da solo con Bocchetti e senza controllo.

Dice di essere pronto a vendere a qualcuno che dia affidabilità ma non dice che ha sparato cifre assurde a chi ha mandato in avanti il suo commercialista proprio per far scappare eventuali acquirenti che gli avrebbero sottratto la gallina dalle uova d’oro.

Dice di essere il miglior presidente che il Pescara abbia mai avuto confermando la sua ignoranza (perché ignora) sulla vera storia della Pescara calcio che va dal 1922 ad oggi.

Abituati ai reggitori di microfono che lo hanno fatto galleggiare fino ad oggi, è bastata una sola domanda seria fatta da Marchetti per farlo esplodere e fargli dire che si “è rotto i coglioni”, ma non sa come sono allo stato attuale quelli dei tifosi che vorranno sapere.

Non si fidi del silenzio della Curva Nord. Essa, benevolmente, sta aspettando la fine del campionato sperando nel miracolo della salvezza tranquilla senza dover disputare i play out, dopo di che chiederanno ragione di tutte le loro sofferenze.

L’arroganza, la presunzione, il protagonismo sono i difetti da cui Sebastiani dovrebbe guardarsi per non fare un tonfo che si ricorderà nella storia biancazzurra.

Aggiungi commento

Codice di sicurezza
Aggiorna