Dopo il 4 a 1 subito a Marassi tutto l’ambiente pescarese si è fatto cogliere dalla disperazione non capendo quale sia il vero Pescara, quello della netta vittoria sull’Empoli o quello di Genova. Intanto su continua con le solite frasi fatte che sono il frutto di un giornalismo becero e di colore che oggi esprimono solo i gazzettieri che seguono i campionati al di sotto della Serie D. Mi riferisco a quegli sprovveduti che parlano ancora di gufi e di dodicesimo uomo in campo parlando dei tifosi.

Sono 65 anni che scrivo di sport a tutti i livelli e non ho mai visto un gufo fare gol o una curva spingere il pallone nella porta avversaria. Ricordo, invece, alcune partite al tempo del Covid giocate dal Pescara e vinte senza pubblico...!

Quando si inneggia al pubblico lo si fa per incrementare le presenze al botteghino per la felicità del cassiere della società.

Chi segue il calcio per vedere e guardare la partita sa bene che sono due spettacoli diversi: quello calcistico e quello del tifoso. La tifoseria esprime uno spettacolo fatto di canti, di suoni, di slogan che nulla hanno a che spartire con l’altro spettacolo, quello calcistico.

Tanto è vero che i festanti della curva molto spesso la partita se la devono far raccontare perché sanno solo il risultato, poco o nulla di ciò che le due squadre impegnate esprimono.

Mi chiedo perché, un tifoso serio, debba ancora parlare di gufi e non del mercato della rosa senza equilibri, dei giocatori presi solo perché così deve essere fatto per guadagnare dei soldini facendo fare agli stessi un certo numero di presenze, anche se di pochi minuti, per ridar loro una credibilità per il successivo mercato. Stesso discorso per quei giovani inesperti che restano in panchina e sono utilizzati solo  a risultato acquisito per qualche minuto, quanto basta per creare una specie di curriculum a beneficio del mercato.

Gli stessi tifosi, che oggi sparano ad alto zero su Vivarini, dovrebbero capire che l’impiegato di Sebastiani deve rispettare gli ordini di scuderia e utilizzare certi giocatori per certe “marchette” che il mercante ha in corso d’opera.

Vivarini fa tenerezza quando dice: “Abbiamo fatto un primo tempo importante dove abbiamo segnato e non abbiamo subito. La partita era messa bene in tutti i suoi aspetti: sia tattici che come risultato. Nella ripresa è venuto meno l’aspetto caratteriale della squadra, alcuni concetti su cui avevamo anche lavorato in settimana. E ci è costato la partita. Nel secondo tempo c’è poco da dire, la Sampdoria ha meritato di vincere.”

Perché non dice che ha una difesa che traballa ogni volta che l’avversario si affaccia dalle parti dei sedici metri, perché non dice che il centrocampo ho ha capacità di gioco dove ci sono molti elementi che sbagliano anche le cose più semplici. Basta munirsi di un block notes e segnare quanti passaggi sono sbagliati e quanti stop pericolosamente inefficaci. Perché non dice che ha delle direttive da rispettare quando fa la formazione e perché non parla delle condizioni atletiche di una squadra di camminatori che non sanno cosa significhi correre per arrivare in anticipo sul pallone.

Perché insiste su un modulo tattico che la squadra non può fare?

Il modulo più efficace, oggi, per questo Pescara, è il 4-4-2 che si gioca con una formazione di 4 difensori, 4 centrocampisti e 2 attaccanti, puntando su equilibrio e ampiezza. In fase offensiva, gli esterni alti e i terzini spingono sulle fasce per creare cross, supportati dalle sovrapposizioni. In difesa, gli esterni bassi aiutano i terzini con le coperture, mentre i centrocampisti centrali devono coprire gli spazi. 

Non è infatti un mistero che qualsiasi formazione in difficoltà e/o crisi di identità di gioco per riprendere le redini di sé stessa venga schierata con questo modulo: il 4-4-2 permette di avere contemporaneamente una buona densità di uomini a centrocampo, una linea difensiva particolarmente folta e ben 2 giocatori in attacco che permettono alla squadra di attaccare lo spazio e/o venire incontro al pallone conservando comunque la fondamentale semplicità di ogni movimento. Esistono diversi modelli di gioco che si basano sulla struttura del 4-4-2, dalla sua prima versione denominata pass-and-move che ha visto il successo delle squadre inglesi negli anni 70, alla versione “italiana” elaborata da Arrigo Sacchi.

Il 4-4-2, oltre ad essere molto semplice da spiegare nei suoi movimenti essenziali, sia offensivi che difensivi, è anche un modulo che coinvolge i giocatori nelle 2 fasi, di fatto rendendoli parte integrante del progetto dell’azione di ogni squadra, ovvero il gol nella porta avversaria.

I giocatori che possono fare la differenza in maniera sostanziale sono i centrocampisti laterali e i difensori laterali: solo grazie alla loro fusione effettiva, tramite le catene offensive e le diagonali difensive, la formazione può essere in grado di colpire in maniera decisiva la difesa avversaria.

Ora ci sono diversi giorni a disposizione, non per leccarsi le ferite e dare corpo alle autocommiserazioni, ma per lavorare sia sul piano fisico e sia su quello tecnico tattico.

Intanto in questi giorni mi è capitato, in un bar di via Nicola Fabrizi, di vedere il presidente a colloquio con Delli Carri e  mi sono sembrati particolarmente presi dai loro discorsi: questo spiega perché il DS Foggia da un po’ di tempo non si sente?

 

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