Gaetano Auteri, tecnico del Pescara, dopo il pari in extremis con la Viterbese si è così espresso in maniera polemica nella conferenza stampa riportata dai canali ufficiali: "Dopo due minuti siamo passati in svantaggio su un episodio poco consistente. Con questo metro di giudizio bisognerebbe dare dieci rigori a partita. Drudi non ha fatto nessun contatto, il loro giocatore poi cade male facendo una capovolta da solo e l'arbitro decide che è calcio di rigore. Ci siamo innervositi, abbiamo rischiato di prendere anche il 2-0. Poi nell'economia della gara siamo cresciuti anche se nel primo tempo non abbiamo fatto benissimo. Poi nel secondo tempo abbiamo alzato i ritmi e abbiamo avuto il demerito di sciupare 7-8 palle gol clamorose prima di trovare il pareggio. Non mi voglio lamentare ma è il solito gioco spezzettato. Forse noi costringiamo gli arbitri su ritmi elevati e a volte ho l'impressione che hanno necessità di recuperare. Lo dico con tutto il rispetto ma ho quest'impressione. Noi cerchiamo di giocare sempre a calcio, meno male che almeno abbiamo pareggiato la partita. Sarebbe stato atroce e ingiusta perderla".

Auteri al primo impatto, con quel viso sciupato e segnato da tante battaglie sportive, con quello sguardo quasi sempre perso nel vuoto e quel deambulare strano con le gambe a X, fa tenerezza.

Però, poi, lo ascolti, rifletti su ciò che dice e ti accorgi che è un mestierante, furbo e convinto di prendere per i fondelli i tifosi che lo ascoltano.

Il presidente lo ha paragonato al primo Zeman, mai bestemmia più volgare fu detta da un dirigente sportivo. Ma il nostro “ciclista”, prestato al calcio dalla fame di guadagni, quando parla fa sempre convincere l’ascoltatore che farebbe meglio a tacere.

In questi anni ho avuto modo di conoscere il nostro Ferguson dei colli e, pur non avendo per lui nessuna stima come dirigente tifoso (del calcio non gliene frega niente) devo riconoscere, per onestà critica, che è uno che ha capito tutto della vita. Non lo puoi stimare ma devi riconoscere che è un mago: in cinquant’anni e passa di giornalismo non ho mai visto o incontrato o intervistato un dirigente capace di sfruttare la passione dei tifosi come sa fare lui; un dirigente che non ama il calcio ma che sa sfruttare gli altri dirigenti facendosi assegnare compiti di valorizzazione giocatori giovani e di recupero di alti degni del carrello dei bolliti.

Insomma, non è certamente un dirigente che si fa amare, ma un mercante che sa fare bene i suoi conti.

I bene informati dicono che con le plusvalenze del Pescara sta “comprando!” una bella fetta delle possibilità edilizie della città, si propone come sostegno per costruttori in difficoltà, inventa esercizi nuovi che lancia e poi rivende; ha scoperto il business del padel che a Pescara è ormai una realtà che si sta consolidando. Il padel è uno sport che si gioca sia indoor sia outdoor.

Il Pescara è primo in classifica e il Ferguson nostrano gongola. Siamo felici per i tifosi che sognano ma aspettiamo le conferma dal campo.

Con troppa facilità, osservando il calendario, scrissi (raccolte confermano) che avremmo avuto undici - dodici punti prima della partita di Gubbio, ma nello stesso tempo osservai che una squadra che vuol conquistare l’unico posto disponibile per una promozione certa in B, non può prendere tutti i gol che subisce.

Il Pescara ha la seconda difesa più perforata (sei reti subite) tra le squadre della vetta della classifica, dietro l’Entella che ne ha sette.

Il centrocampo con più errori nei passaggi tra le prime otto.

E da aggiungere, per finire, la difficoltà di Auteri di dare equilibrio tattico ai tanti attaccanti di cui ha la disponibilità anche se non ha un vero uomo di sfondamento.

Auteri, di certo, come il suo presidente, ha tanta fortuna: pensate ai gol trovati nei minuti finali che, anche se fanno pensare ad una squadra che gioca fino all’ultimo secondo, confermano una buona dose di “c.…”.

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