“Faccio calcio per amore della gente. Non mi interessano i risultati, io voglio che la gente venga, si diverta, discuta; a volte non si diverte, però ha da parlare di calcio”. Questa la filosofia calcistica di Zdenek Zeman.

Quando gli allenatori normali sono in pensione e si vedono le partite dal salotto buono in vestaglia e ciabatte, lui sta sul campo a seguire le vicende dei suoi giovani allievi.

E’ indubbio che in questo Pescara la differenza la stanno facendo i giovani che sono elementi di categoria superiore, da Plizzari, ancora una volta decisivo, a Tunjov, che sembra già avviato sulle orme di Rafia, ma la maggioranza dei suoi interpreti sta vivendo adesso la prima stagione da protagonista, come Brando Moruzzi, uno che dopo essersi guadagnato con mestiere un rigore pesante contro il Sestri Levante contro il Gubbio ha fatto esplodere l'Adriatico realizzando il 3 a 2 e far volare il Delfino.

Il mio obiettivo è quello di emozionare la gente e di riportarla allo stadio, poi ci sarà sempre qualcuno che non è d’accordo». In poche parole è raccolto il manifesto programmatico di un’intera carriera, quella di Zdenek Zeman.

" Il calcio di oggi  lo guardo poco, non mi interessa. Ci sono troppi interessi economici e non si gioca più per i tifosi o per la maglia. I calciatori si lamentano se aumenti i carichi di lavoro, non hanno più voglia di fare i sacrifici.”

Uno dei luoghi comuni che lo ha sempre accompagnato è quello per cui lui preferisce allenare solo giovani. «Penso che Pescara sia l’esempio: avevo 6 grandi e 6 under. E’ normale che un allenatore preferisce sempre avere giocatori che hanno voglia di imparare. Quando allenavo la Roma c’era un certo signor Aldair che mi ha dato grandi soddisfazioni.».

Sogno di allenare i ragazzini presi per la strada. Preferisco allenare loro, mi piace vedere gli occhi che brillano, mi piace vedere la loro curiosità nei loro volti. Con il Calcio dei grandi ho chiuso. Quando parli con un giocare “grande” anagraficamente, gli dici di girare a destra e lui ti gira a sinistra perché pensa di sapere tutto. Lo dici ad un giovane ti ascolta e cresce e fa bene per sé e per la squadra.

 “Per me la parola allenatore non significa niente, preferisco essere chiamato maestro, migliorare le persone sportivamente e personalmente è quello che più mi gratifica, specialmente con i giovani a cui è più facile insegnare qualcosa. Per il mio lavoro la sconfitta è più utile per spiegare qualcosa, ci sono più cose da dire e da analizzare, dopo una vittoria si sentono tutti più bravi. Ho sempre preferito la prestazione al risultato ho sempre detto che il risultato è occasionale, la prestazione no, perché se giochi bene è più facile vincere, non sempre succede ma di base dovrebbe essere così.”

Quando incrocia i suoi colleghi avversari, prima delle partite, vedi che viene subito avvicinato e salutato con molto rispetto e sono in tanti a confessare che studiano particolarmente le sue partite e durante i periodi di preparazione estiva diversi giovani allenatori stanno lì, sulle tribunette, a studiare i suoi metodi di lavoro.

Dice di lui Nocerino, un allenatore che lo ha avuto da ragazzo: Zeman è un allenatore che ti spiega, ti insegna, ti forma come giocatore e come uomo ed è fondamentale per la crescita dei giovani. La preparazione fisica di Zeman è mostruosa ed estenuante: i 45km di fartlek (N.d.R.: Lavoro continuo con variazioni di ritmo) che facevi alla ripresa, i gradoni, i mille ripetuti undici volte in sequenza... Però in partita, dico per me, avrei potuto giocare due partite in un giorno senza sentire la fatica. Con l'allenamento ti abituavi all'intensità della partita, e in campo potevi fare di tutto: come ti alleni, così giochi".

Chi è Zeman?

Ieri, Zdenek Zeman era un giovane nato a Praga il 12 maggio 1947. Il padre Karel era primario in un ospedale mentre la madre, Kvetuscia Vycpalek, casalinga. Fu lo zio materno Cestmir, ex allenatore della Juventus, a trasmettergli la passione per lo sport.

Oggi, è un maestro di 76 anni che sta cercando di riportare i tifosi biancazzurri allo stadio e di “costruire”, per il mercato della società, qualche campioncino.

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