Dopo quattro giorni che Vittorio ha speso per riportare una barca a Pescara, ci siamo incontrati per la solita colazione del mattino. Maggie, non appena ha visto da lontano la sagoma della macchina di Vittorio, ha cominciato ad uggiolare e quando ho visto il mio amico scendere dall’auto, ho liberato il guinzaglio e Maggie è scattata ad abbracciare, letteralmente, il suo amico.

“Hai visto con che entusiasmo ti ha accolto Maggie?”

“Certo e ti confesso che anche a me è mancata questa pelosetta che mi ha conquistato il cuore.”

“Sei stato fuori quasi quattro giorni. Raccontami questa tua esperienza un po’ terrestre visto che da Pescara a Vibo Valentia sei andato in treno e autobus... e un po’ marinara .”

“Non me né parlare, una tragedia. Abituato a spostarmi sempre in macchina o in aereo avevo dimenticato cosa significasse spostarsi in treno per arrivare, poi, in una città come Vibo non proprio servita al meglio dalle ferrovie per cui ho dovuto fare diversi cambi che mi hanno scombussolato. Per fortuna ho incontrato Marcello, un controllore delle FFSS di Campo di Giove che, viste le mie difficoltà, si è messo a mia completa disposizione segnalandomi tutti i cambi che dovevo fare per arrivare alla mia destinazione finale.”

“Gianni, un incontro che mi ha fatto riscoprire che ogni persona è un mondo, un mistero, con le sue esperienze passate, le sue caratteristiche e le sue verità. Le relazioni con gli altri, quindi, sono un mistero, un enigma. Immagina che Marcello ha un figlio che ha voluto chiamare Gabriele perché lui era ed è devoto al nostro santo che, come sai, ha il suo Santuario a Isola del Gran Sasso. Immagina la sua sorpresa quando gli ho fatto vedere il santino e gli ho detto che il quadro era stato dipinto da mio padre Ernani, affermato pittore temi religiosi e che il bimbo raffigurato ero io perché spesso, papà, mi usava come modello per le sue pitture. Insomma, nel tragitto Pescara Roma mi ha raccontato molti aspetti della sua vita e questo incontro è stato per me molto edificante.”

“Caro Vittorio – gli dissi - la frase "La vita è fatta di incontri" è un'espressione che sottolinea l'importanza delle relazioni e delle esperienze che viviamo con gli altri nel corso della nostra esistenza. Il poeta Valéry scriveva: “La vita è l’arte dell’incontro”. La vita è fatta di incontri. Sono molte le persone che passano accanto a noi e che incontriamo durante la nostra vita. Alcune diventano significanti e importanti, altre meno, altre ancora passano inosservate. Molte rimangono incise nel nostro cuore, altre solo nei ricordi, altre le dimentichiamo come se non le avessimo mai incontrate. La vita è fatta di incontri programmati e “imposti” ma anche di incontri liberi e casuali. Le persone che incontriamo possono davvero cambiarci, a volte in maniera così radicale che dopo non siamo più gli stessi, neppure nel nome.”

“Gianni, hai perfettamente ragione. Ho incontrato Marcello e mi sembrava quasi fosse un incontro predestinato.”

“Caro Vittorio, il grande Gustav Jung parlava di ‘sincronicità’ degli incontri, quegli incontri fortuiti che spesso rivoluzionano la vita. Quello che inconsciamente si aspettava da tempo, all’improvviso si realizza, nel tempo e momento giusto della propria evoluzione.”

“Per riprendere il racconto di questi quattro giorni tra terra e mare, finalmente arrivai a Vibo Valentia. La barca che dovevo riportare a Pescara era un Trawler di dieci metri con il nome di Esea, un nome maschile non molto usato. Come ben sai gli antichi romani dicevano che "il nome è un presagio" o un nome, un destino. Fosse stato un nome femminile, di certo, non mi avrebbe dato i problemi che abbiamo dovuto superare Giovanni, Mattia ed io durante la navigazione.”

Curioso di sapere i problemi che avevano dovuto superare gli chiesi: “Second la vostra tabella di navigazione dove avevate deciso di fare la prima tappa?”

“Pensammo di fermarci a Crotone, ma prima dovevamo superare lo stretto di Messina. Devo dirti che, effettivamente, quel tratto di mare ti sbatte in faccia la storia. Scilla e Cariddi sono due mostri marini della mitologia greca, che secondo il mito, vivevano nello Stretto di Messina, un passaggio pericoloso per i naviganti. Scilla era un mostro con sei teste e dodici gambe, che viveva in una grotta e faceva strage dei marinai che passavano vicino alla sua tana. Cariddi era un mostro che creava vortici divorando e poi rigettando le acque del mare, mettendo a rischio le navi che cercavano di attraversare lo stretto. Anche oggi attraversare lo Stretto di Messina con una piccola imbarcazione non è facile. Le correnti marine, il traffico navale intenso e le condizioni meteo variabili possono rappresentare delle sfide, ma con la dovuta attenzione e pianificazione, è possibile effettuare la traversata in sicurezza. 

Ecco alcuni aspetti da considerare: Lo Stretto di Messina è noto per le sue correnti marine, che cambiano direzione e intensità con le maree. Le condizioni meteorologiche possono variare rapidamente nello Stretto.  Comunque con la nostra esperienza siamo riusciti ad evitare i vari ostacoli e, soprattutto, i paurosi vortici di cui scrisse Omero e ad arrivare a Crotone.”

“Quindi – dissi – prima tappa tutto regolare...”

“Sì, ma dopo aver fatto il pieno di carburante, ci ritrovammo con il motorino di avviamento bruciato e, quindi, impossibilitati a ripartire. Era di sabato e per fortuna Franco, il benzinaio, confermando lo spirito di accoglienza delle genti del Sud, si mise a nostra disposizione aiutandoci a trovare un elettrauto e poi a rimontare il pezzo che, intanto avevamo richiesto a Pescara. Pur essendo di domenica fecero di tutto per poterci far ripartire. Gente davvero eccezionale con un cuore grande e generoso...”

“Beh, qualche momento piacevole lo avrete anche vissuto, o sono problemi da risolvere?”

“Per la verità nel tratto della costa Jonica, mentre la barca procedeva lenta nel mare calmo, all’improvviso la superficie dell’acqua si increspò annunciando uno spettacolo emozionante che ci ripagò delle delusioni delle ore precedenti e ci godemmo il salto dei delfini proprio a pochi metri dalla prua.”

“Poi tutto regolare? Avete navigato, mi pare di capire, sotto costa.”

“Certo, la navigazione lungo costa ha meno eco nei racconti di mare e nella grande letteratura, ma in realtà è impegnativa e altrettanto suggestiva della grande altura. Oltre a essere un campo di prova per tutti i marinai che sanno bene come i rischi dell’andare in barca aumentano proprio a ridosso della terraferma: scogli, secche, traffico marittimo, onde e correnti.”

“Insomma, hai confermato di essere un bravo skipper portando la banca a destinazione nonostante gl’imprevisti capitati.”

“Grazie anche alla collaborazione e all’impegno profuso da Giovanni e Mattia.”

“Per concludere questo nostro incontro, un’altra domanda: Avete navigato notte e giorno. Com’è    la navigazione notturna?”

“La navigazione notturna ha un suo grande fascino, se la si vive in modo consapevole. Il mare di notte non è una passeggiata, anche se le condizioni meteo sono favorevoli. Ciò che di giorno è visibile, diciamo “certo”, di notte è in balia al contrario dell’incerto e inaspettato. Può essere infatti una splendida e luminosa notte di luna piena o una agitata e fredda notte avvolta dal nero più nero, dove diventa invisibile qualsiasi cosa al di là dei due metri di distanza. Comunque è magia vera.”

 

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