In un momento di show dialettico televisivo, sollecitato da una semplice domanda su chi fosse proprietario del Poggio, il Ferguson collinare prima ha detto che si era “rotto i coglioni” a dover rispondere a certe domande, poi ha detto che i giornalisti devono fare i giornalisti e non i commercialisti, poi ha detto che “tutti abbiamo sbagliato”.

Conoscendo approfonditamente i fatti societari, anche per indiscrezioni direttamente giuntemi dal suo entourage, mi chiedo: Come fatto tutti ad essere colpevoli se lui è padrone e sotto della situazione?

Come possono essere tutti colpevoli se è lui, da anni, a fare gli acquisti e le cessioni?

Come possono essere tutti colpevoli sei lui, scientificamente, per motivi suoi personali, non assume allenatori esperti ma esordienti che non hanno mai fatto la B?

Come possono essere tutti colpevoli se lui, proprio per non aver intralci di alcun genere, si mette attorno degli “yes men” allontanando coloro che, per capacità superiori e riconosciute, potrebbero non avallare le sue operazioni di comodo?

Sono colpevoli gli allenatori da lui chiamati che non hanno, e lui lo sa bene, l’esperienza necessaria per dirigere squadre in B?

Sono colpevoli i giocatori, anche i tanti inadatti e inidonei, da lui presi per fare operazioni concordate con gli amici maneggioni e mercanti?

Sono colpevoli i tifosi che hanno pagato, aspettando, con dignitoso silenzio, i risultati da lui promessi?

Sono colpevoli i giornalisti che hanno scritto delle sue roboanti operazioni quando è stato lui a far suonare la grancassa per progetti irreali e che hanno avuto solo l’onore di servizi giornalistici che hanno tacitato, per buona parte la piazza?

Sono colpevoli i pochi giornalisti, per fortuna ce ne sono ancora, che a schiena dritta, hanno evidenziato la sua abilità di bugiardo seriale?

Incolpare gli altri è una modalità pervasiva, utilizzata costantemente in più occasioni quotidiane, un generale atteggiamento vittimistico volto ad allontanare da sé le responsabilità e ad ottenere attenzione o benefici.

Suscitare negli altri sensi di colpa è anche un modo per manipolarli.  Alzare la voce e grida che si è rotto i coglioni è una maniera prosastica di cercare di intimorire chi fa solo il suo dovere.

Con i suoi atteggiamenti, che sanno tanto di altre categorie sociali non benemerite, crede di spostare la luce sul suo lavoro e impaurire soprattutto i giovani cronisti?

È tipico dei narcisisti suscitare negli altri sensi di colpa, farli sentire sbagliati facendo leva sui loro punti vulnerabili, convincerli di quale sia il modo in cui dovrebbero comportarsi e, peggio ancora, di cosa dovrebbero provare e sentire.

Grida ai giornalisti che non devono parlare di conti e di cifre e di contratti fasulli o di movimenti di giocatori, che per la verità non avrebbero ragioni tecniche di essere, e tutto questo per deviare sempre da sé le critiche o le richieste e rovesciarle sull’altro, alimentando la sua insicurezza e il suo senso di inferiorità.

La manipolazione psicologica attraverso il senso di colpa è profondamente destabilizzante: costringe il manipolato a rinunciare alle sue percezioni, ai suoi punti di vista. Anche se l’accusa è palesemente infondata, la vittima prediletta del manipolatore perde le sue certezze e riduce il suo lavoro al compitino di cronaca senza commenti e senza analizzare a fondo anche perché gli editori sono “ammanicati” con il mercante.

Chi manipola, piuttosto che riconoscere i suoi errori e scusarsi o tentare di riparare, si pone sulla difensiva facendo credere di essere la vittima incompresa da tutti e induce gli altri a comportarsi proprio nel modo che gli confermi ulteriormente di essere una vittima. Recitando la parte della vittima, cerca di ottenere quello che non è in grado di avere costruendo delle relazioni sane e paritarie e gestendo la società non come un “prenditore” ma da imprenditore, cosa che lui è molto lontano dall’essere.

 

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