Sono uscito di casa per riprendere “fiato” dopo diverse ore di studio. Il tempo è inclemente potrebbe anche piovere. Giusto per scaramanzia lascio a casa l’ombrello e, con il mio solito fidato libro da leggere, mi avvio senza una meta, giusto per sgranchirmi le gambe, bloccate per troppo tempo sotto il tavolino da lavoro, ma, inevitabilmente mi ritrovo al Plinius, lo stabilimento dove con mia figlia Annagioia e la sua famiglia ho deciso di passare l’estate.

Non c’è nessuno al di fuori di due che giocano a tennis e del proprietario Lorenzo. La spiaggia è deserta: gli ombrelloni chiusi, il mare che si fa sentire con il suo lento venire a riva ma con il dolce suono delle onde che si infrangono a riva e che i miei orecchi sanno captare. Stupenda la musica del mare per chi sa ascoltare.

Scambio alcune impressioni con Lorenzo sul fatto che tutti vengono al mare solo quando c’è un sole caldo che ti brucia e ti costringe o a gettarti in acqua o a stare nel cono d’ombra offerto dalla palma, o a sudare alla ricerca di una abbronzatura da sfoggiare nei mesi autunnali a dimostrazione di una vacanza che non tutti possono permettersi, soprattutto in questi periodi di magra.

Il mare come ostentazione di uno status.

Invece il mare va vissuto sempre, in tutte le stagioni. In ogni momento dell’anno sa offrire emozioni e sensazioni che arricchiscono lo spirito e il corpo.

Oggi è un giugno autunnale, se si può dire, ma il mare esercita su di me sempre il suo potere come fosse un’amante generosa capace di offrire slanci affettivi altrimenti impossibili da godere.

Siamo quasi soli, Lorenzo ed io.

Lui, da operatore del settore, appare stranito e quasi scocciato per i mancati guadagni, ma è un uomo di mare, è sempre stato sulla spiaggia da sempre, con il caro papà, mio antico amico di cui molto ho scritto sui suoi successi sportivi, e sa cancellare il fastidio di una giornata povera di incassi, e godersi la tranquillità di un pomeriggio marino in cui stare seduto e lasciare che i pensieri scorrano ad alimentare la sua sete di vita.

Io, da cliente, innamorato del mare e non sempre felice delle chiassose presenze, egoisticamente, mi tuffo nella lettura di un romanzo di Wilbur Smith, assaporo il fumo lento dalla mia fedele pipa, inalo l’aria salmastra e la lieve brezza che giunge dal Nord.

Domani sarà bel tempo, mi dico. La tramontana sta spostando le nuvole e domani ci sarà il sole abbagliante e caldo per i “marinai estivi”. Per quelli che non sanno capire quanto il mare sia bello da godere anche nelle giornate con il cielo nuvoloso.

Vorrei dire qualcosa a Lorenzo, ma lo vedo immerso nei suoi pensieri, il viso cotto già dal sole, forse desideroso di un pomeriggio di riposo dopo le giornate di gran lavoro vissute.

Do uno sguardo poco interessato ai due tennisti, volenterosi, ma che necessiterebbero di diverse ore di lezioni con un vero maestro, e lascio, invece, che il mio sguardo vada oltre l’orizzonte e scopra mondi segreti che solo il mio cuore conosce.

Ciao Lorenzo, ci vedremo domani e cercheremo di sopravvivere all’ondata dei marinai estivi… che sono, comunque, il tuo pane quotidiano.

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