L’indomani sarebbe stato il 24 di giugno, festa di S. Giovanni Battista ed era il suo onomastico, guidava ad una velocità allegra m non troppo al di sopra del limite consentito. Del resto mantenere i quaranta su quella strada non era facile con la sua Audi A4 che aveva una potenza da 136 a 286 CV e offriva al guidatore tutte le energie di un motore 2,0 l 4 cilindri in linea.

Guidava e pensava al suo cane Flash, un bel dobermann di un anno circa che aveva dovuto lasciare ad un suo amico quasi due anni prima, quando avevo dovuto subire una operazione al ginocchio e non aveva trovato nessuno che glielo tenesse.

Si meravigliò di come Flash fosse entrato nei suoi pensieri, quella sera, dopo che erano passati tutti quei mesi da quando lo lasciò a Ettore.

Ricordò che, mentre stava passeggiando con Flash, fu fermato da Ettore, ingegnere e caro amico da anni.

“Che piacere rivederti, Giovanni, come va?”

“Tutto bene Ettore se non fosse per questo benedetto ginocchio che non regge più e tra un paio di giorni mi dovrò ricoverare in ospedale per subire un intervento. Un'operazione di protesi al ginocchio richiede tempi di riabilitazione e recupero abbastanza prolungati. In genere, per la guarigione della ferita chirurgica e il recupero della mobilità e delle funzioni muscolari e fisiche sono necessarie, in totale, circa 6 settimane che dovrò passare in ospedale e non so come e a chi lasciare Flash.”

“Ci sono dei canili a Pescara...”

“Mi dirai dei lager per cani. Il mio amore per Flash non mi consentirebbe di rinchiuderlo in un ambiente simile dove li trattano... da cani, per avendomi chiesto venti euro al giorno. La spesa non mi preoccuperebbe se avessi la certezza di un trattamento adeguato.”

“Certo che hai un bell’animale. Peccato. Te lo terrei io se mia moglie non avesse paura di questo tipo di cane. Ha il terrore dei dobermann.”

“Ma dovresti eventualmente tenerlo in casa?”

“Ho una villa con un grande giardino e mi farebbe comodo anche per la guardia avere Flash... Senti, siccome tra poco devo vedermi con mia moglie, perché non venite e così le diciamo del tuo problema e le facciamo conoscere il tuo cane che è così dolce e così socievole?”

Si videro, si incontrarono, si trovarono d’accordo su come gestire Flash e lui, con sommo dispiacere si allontanò da Flash che, intanto, lo seguiva con uno sguardo in cui si leggeva tutta la sua disperazione nel vedere allontanarsi l’oggetto del suo incondizionato amore.

L’operazione andò bene ma le condizioni generali richiesero altre settimane per il recupero e per la completa riabilitazione. Ettore lo teneva informato su Flash e lo rassicurava sullo stato di salute ma anche sulle condizioni psichiche di Flash che aveva somatizzato il distacco dal suo padrone ed era entrato così in sintonia con sua moglie che, ormai presa dalla carica affettiva dell’animale, pur tenendolo in giardino durante il giorno, la notte lo teneva in casa e Flash dormiva nella stanza dei suoi nuovi padroni ai piedi del letto.

Intanto Giovanni continuò le sue cure e appena guarito, disse a Ettore se gli riportava Flash a casa.

L’ingegnere tergiversò un po’ e poi gli disse che forse sarebbe stato il caso di non far vivere un altro momento traumatico al cane che si era inserito pienamente nella nuova famiglia ed era un cane felice.

“Che dici Ettore? Sai che il cane dimentica il suo padrone in genere dopo un periodo compreso tra uno a tre anni senza che l'animale abbia avuto un contatto diretto con il suo umano preferito. Quindi Flash non solo non mi ha dimenticato ma sarebbe felicissimo di riavermi come suo amico.”

 “Giovanni, riflettiamo un po’: All’inizio Flash ha vissuto, come era naturale fosse, un periodo depresso mentre si abituava alla sua nuova casa e ai suoi nuovi proprietari, ma presto la nuova routine e le buone cure che gli abbiamo riservato hanno ripristinato il benessere e il buon umore del pelosetto. Fargli cambiare ancora vita non mi sembra positivo per lui, e poi mia moglie ne morirebbe, ormai si è molto affezionata a lui.”

Giovanni era frastornato. Non immaginava di doversi trovare di fronte a questa nuova situazione ma del resto capiva le motivazioni di Ettore e cominciò anche a pensare a come avrebbe potuto gestire il cane, vivendo da solo, e camminando ancora con l’aiuto delle stampelle. Inoltre aveva ricevuto in quei giorni una proposta di lavoro da una televisione di una regione vicina e la presenza di Flash gli avrebbe procurato qualche disagio.

“Va bene, dammi qualche giorno per rifletterci dopo di che ci aggiorniamo.”

Alla fine ebbe il sopravvento il buon senso e lui lasciò Flash alla sua nuova vita e, personalmente, cambiò città.

Guidava attento alla strada che era tutte curve in quel tratto. All’improvviso ebbe una sensazione particolare: gli sembrava di aver visto un cane correre al lato della strada che gli abbaiava come a cercare di attrarre la sua attenzione.

Automaticamente rallentò ma il cane non era più in vista. Riprese a pigiare sull’acceleratore e ancora una volta vide la sagoma del cane che lo superava dalla destra e cercava di attirare la sua attenzione cercando di attraversargli la strada. Questo suo movimento lo indusse ancora una volta a rallentare tanto che il cane, un dobermann, lo riconobbe chiaramente, si fermò in mezzo alla strada e lo costrinse a fermarsi del tutto.

Il cane restò immobile a guardarlo. Ebbe la sensazione fosse Flash, ma poi gli sembrò assurdo. Mentre rifletteva sul da farsi, con il dobermann immobile in mezzo alla strada ad impedirgli di passare, sentì un forte boato: una parte della collina che si trovava alla sua sinistra, cominciò a scivolare verso valle e in pochi minuti coprì l’intera carreggiata. Uscì in fretta dall’Audi e corse all’indietro per allontanarsi dalla frana.

Messosi sicuro, si fermò per riprendere fiato e, tremando per l’emozione, capì il pericolo vissuto e si rese conto che, se il cane non lo avesse fermato, sarebbe stato travolto in pieno dallo smottamento del terreno.

Del cane nessuna traccia.

Poi ripensò a quanto accaduto e sentì il bisogno di telefonare ad Ettore.

“Scusami se ti chiamo dopo tanto tempo, Come state? Flash che fa?”

“Giovanni perdonami se non ti ho chiamato quando è successa la disgrazia, ma Flash non è più con noi. Un tumore ce lo ha portato via e non so dirti la disperazione mia e di mia moglie e abbiamo preferito non dirti nulla perché sapevamo dei tuoi problemi di salute.”

Giovanni cominciò a singhiozzare. La notizia lo aveva colpito duramente ma ancor di più la consapevolezza che il suo Flash gli aveva salvato la vita.

“Giovanni, che hai? Dimmi, ti sento piangere.”

“Ettore, so che è da folle quanto sto per dirti ma Flash mi ha salvato la vita,” E gli raccontò quanto accaduto in quei momenti.

     

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