In un primo momento, quando hai preso i soldi e sei scappato come un ladro, ho provato una forte irritazione, soprattutto perché, per un fatto intercorso tra noi due, e che poteva essere sistemato in vario modo, perché ero ben conscio dei tuoi problemi, come tu lo eri stato in passato per i miei, hai voluto coinvolgere tua sorella la quale, nulla sapendo dei nostri dieci anni di amicizia, di tante colazioni consumate insieme, di tante cene da soli o con amici, del fatto di averti inserito anche nella mia famiglia e in quella di mia figlia, ha messo in evidenza quanto di più errato potesse fare una vecchia rincitrullita che, prima mi chiede l’Iban per restituirmi la somma, poi mi minaccia dicendomi che non aveva intenzione di pagare un debito non suo e che aveva esaurito il suo compito di mediazione...

Mediazione non richiesta, pagamento da parte sua da me non richiesto ma offertomi, anche perché il mio debitore eri tu e soltanto tu.

Avresti potuto dirmi come stavano veramente le tue situazioni economiche e avrei potuto sicuramente aiutarti e aspettare tempi migliori.

Invece ti sei fatto forte, come un lazzarone da quattro soldi, del fatto che il tesoretto di famiglia lo gestisce la malvagia che ti tiene sotto schiaffo da sempre, che non hai un lavoro, né una rendita, insomma sei povero in canna peggio di quanto lo sia io.

Tra poveri, con un senso di correttezza e di amicizia ci si comprende e ci si aiuta.

Invece la ricca spavalda, frequentatrice di salotti della Milano bene, adusa a mungere in varie situazioni, sempre con il rischio del botto per le sue malefatte, processata per il fallimento delle sue società, condannata per bancarotta, dichiarata colpevole di simulazione di reato e condannata ufficialmente ad un anno di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali per aver tentato di truffare una casa da gioco dove sfogava la sua ludopatia, incapace di atti d’amicizia, dopo aver subito anche l’onta di essere stata fatta fuori dall’amministrazione del condominio da condomini che non avevano fiducia in lei, ha trovato una sua piccola rivalsa facendoti fare la figura del “cazzaro” per una manciata di euro.

I soldi vanno e vengono ma l’amicizia tradita è una ferita che non si rimargina.

La prima reazione è stata duplice: delusione e disillusione verso quello che da un momento all'altro è diventato il mio ex amico, rabbia verso me stesso, così cieco ed ingenuo da essermi fidato della persona che sua sorella, me lo hai confessato più di una volta, ti definisce l’infame di casa.

Tu, che ti sei sempre proposto come uomo di cultura, ricorderai, per esempio, il grande filosofo romano Cicerone che esorta a porre la massima attenzione per distinguere fin dall’inizio il vero amico da quello apparente in base a tutti gli indizi ricavabili dai suoi atteggiamenti. E, a sua volta, Aristotele ammonisce a non sottovalutare il fatto che interessi materiali spesso alterano la relazione amicale. A loro avviso, dunque, non debbo avvilirmi se mi sento tradito da una persona amica, perché ho dato importanza ad una frequentazione nata all’insegna di interessi, di bisogni materiali o di carenze affettive.

A distanza di un anno, e dopo aver smaltito la rabbia iniziale, ti chiedo se ne è valsa la pena. Se quel mucchietto di euro ti ha ripagato della perdita di un amico e di tanti momenti di goliardica amicizia.

Personalmente sono convinto che la vecchia cialtrona avrà sorriso per la sua furbata e ti avrà fatto pesare la sua intelligenza confrontata alla tua evanescente vita che ti ha portato a conquistare il nulla. Sono convinto che quella strega sia causa di tanti tuoi mancati successi, siccome non sono più arrabbiato, ma solo deluso, ti perdono. Ciao.

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