Dopo la pesante sconfitta con il Foggia il Pescara ha ben otto punti in meno rispetto al girone di andata. Il Pescara visto nelle prime quattordici giornate, una sola sconfitta con il Crotone in casa, è solo un pallido ricordo.

Vediamo, in breve, cosa fa una squadra per proporre un gioco ottimale e cosa manca al Pescara di oggi.

Mancando di una vera cultura sportiva, anche se tutti credono di essere dei tecnici, non abbiamo l’inclinazione nel godere della spettacolarità del gioco nel suo insieme perché l’Italia è fondamentalmente un paese di tifosi che rincorre il risultato da raggiungere ad ogni costo; questa
visione calcistica mette in moto un meccanismo tale da condizionare le strategie all’interno delle società.

Da noi si va avanti senza una meta, senza obiettivi e dei mezzi idonei per realizzare una “filosofia” di calcio comune e i risultati sono, spesso, casuali e quindi, imprevisti: vedi la promozione del primo Galeone.

Il primo errore della società biancazzurra è che non opera con gli stessi uomini per un determinato periodo considerando che il mercante, appena vede profilarsi all’orizzonte un piccolo talento, subito cerca di fare cassa e non ha capito che, solo operando nella stessa direzione con gli stessi uomini,
per un determinato periodo di tempo, si potranno utilizzare al meglio le risorse umane ed economiche di cui la società dispone.

Quindi si deve partire con un progetto condiviso, cosa che è impossibile a Pescara per il modo di gestire la società da parte di  Sebastiani che, seppur bravo a maneggiare conti, sotto conti e partite di giro, ha poco a vedere con le tecniche calcistiche e con la valutazione dei giocatori e dei loro ruoli.

Pertanto il Pescara, quando acquista, non prende i due tre giocatori che servono, ma fa decine e decine di operazioni solo per mettere in atto una sua politica finanziaria che non porta risultati tecnici anche se ingrossa il conto corrente del padrone.

Si capisce bene che la figura chiave del progetto è l’allenatore che deve essere capace di stabilire il modello da seguire e non deve essere condizionato dal presidente nelle scelte tecniche. Se si fa condizionare perde il contatto con la squadra e i risultati vanno a farsi benedire. Il Colombo iniziale non è lo stesso di oggi.

Passiamo al gioco:

Dato per assodato che il tecnico sceglie il modulo di gioco adatto ai giocatori che la società gli ha dato, deve saper rispettare la necessità del concetto di alternanza, cioè, la capacita della squadra di variare lo sviluppo della manovra avendo come variabili la zona dove ha inizio la manovra, lo spazio a disposizione da attaccare, il tempo a disposizione per attaccare, la percentuale di riuscita d’attacco.

Detto questo, senza entrare troppo nel tatticismo, non essendo questa la sede giusta, preciso che il Pescara dell’inizio aveva un certo equilibrio, la capacità degli attaccanti di pressare alto che rubavano palla e, quando non ci riuscivano, ci pensavano quelli della seconda fase, centrocampisti ed esterni. E le vittorie sono venute anche perché erano ben allenati ed entusiasti al punto giusto.

Poi sono cominciate le “discrepanze”.

Qualche coppia è stata sciolta, per esempio Lescano-Cuppone, con il risultato che, mentre in due facevano movimento e gioco, Cuppone da solo appare solo come uno “scinciapaje” che fa movimento e non conclude, attorcigliandosi su se stesso... non so se ho reso bene i movimenti a volte irrazionali del ragazzo.

Inoltre, con il passare delle giornate, la squadra ha perso efficacia a centrocampo. Palmiero non è adatto a dare i tempi delle giocate, anche se lui si sopravvaluta; subiamo la maggiore pressione  delle squadre che propongono i centrocampo a quattro e, a volte, anche a cinque.

La difesa, che prima è supportata e sostenuta anche dai centrocampisti, oggi si ritrova a combattere da sola con i risultati che vediamo e di cui soffriamo le conseguenze.

Per quanto concerne la Tecnica con il pallone, troppo spesso l’allenatore ritiene  superfluo l’esercizio della Tecnica di Base, quella che riguarda esclusivamente il contatto uomo-pallone,   tenendo presente che nel calcio moderno i gesti tecnici di maggior importanza sono: il passaggio (con particolare attenzione alla velocità di trasmissione del pallone) e lo stop direzionato (che è la prima forma di difesa preventiva sulla pressione esercitata da un avversario.

Invece ho registrato, personalmente, rivedendo al rallentatore le immagini delle partite, i troppi errori nei passaggi, nei cross, nello stoppare il pallone, tanti errori nelle rimesse laterali, nei calci d’angolo.

Insomma, se si vuol giocare a pallone, bisogna imparare ad usarlo.

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