Nessuno che abbia buon senso vuole inneggiare ad una vittoria, oltretutto anche un po’ sofferta, contro il modesto Gelbison, ma visto il recentissimo passato, considerando alcune falle nella rosa, dopo aver visto qualche “sprazzo” di gioco zemaniano, diciamo fortemente che questo terzo posto è da blindare salvo, poi, poter “brindare” se Zeman, a coronamento dei suoi over settanta, saprà proporre ai play off una squadra più attenta, più manovriera, meglio messa fisicamente, con qualche suo schema imparato e automatizzato nella mente.

Zdenek Zeman: "Mi è piaciuto più il risultato della prestazione, dobbiamo fare meglio. Il primo tempo abbiamo fatto meglio del secondo, ma dipende anche da dove soffia il vento. Le ultime fasi del secondo tempo giocavamo con preoccupazione, dobbiamo solo sviluppare gioco non preoccuparci."

Come leggete il succo della filosofia calcistica di Zeman è tutto qui: sviluppare gioco senza preoccuparsi. Per fare ciò, è chiaro. bisogna automatizzare gli schemi del boemo.

Personalmente, abituato ad essere ottimista, con l’avvento di Zeman sono portato a credere un po’ di più nel futuro biancazzurro. Anche perché, e qui è il nocciolo della questione tecnica, qualcosa in più la squadra la offre, anche se ancora troppo poco:

Plizzarri è bravo ma deve essere più concentrato; ripassare i movimenti dei fondamentali dei portieri. Avere più occhio e coraggio nelle uscite alte.

Crescenzi, spostato per necessità a sinistra, fa sempre il suo compito sfruttando, a volte troppo, la sua forza fisica, ma risponde sempre presente.

Brosco è una roccia, bravo sui palloni alti, a volte perde l’avversario. Questione di insicurezza o di concentrazione?

Mecik, da rivedere.

Milani è bravo. Deve crescere e diventare più furbo quando parte sulla sua fascia e deve saper crossare con più precisione.

Rafia, c’è.

Palmerio. Se segue Zeman e applica con puntiglio ciò che il mister gl’insegna potrebbe diventare un buon regista. Al momento appare incerto sullo stretto, sbaglia troppo appoggi, ma crescerà.

Mora, l’esperienza al servizio del la squadra. Peccato gli anni sul groppone, ma sarà utilissimo nella fase finale.

Germinario da rivedere.

Merola è la mia croce. Fa delle giocate impossibili, ma sbaglia tutto quello che può con candida disinvoltura. Lotta generosamente sulla sua fascia, facendo sia la fase difensiva che quella di attacco. Una generosità da amministrare.

Vergani ha talento, vede la porta, ma non ha la solidità fisica che il ruolo richiederebbe.

Lescano, invece, ha solidità fisica, spirito combattivo, deve migliorare il suo “rapporto di gioco” con Merola o anche con Cuppone, se chiamato in formazione,  il quale deve dare più ordine al suo gioco che, a volte, appare frenetico e lo porta a sbagliare gli agganci al volo, i passaggi. Abile nello stretto, può avere la sua occasione in questo finale del torneo.

Delle Monache, il piccolo genio. Ecco, deve cambiare l’aggettivo da “piccolo” in “grande”. Ma deve farlo con umiltà, senza credersi arrivato e “smadonnare” in cuor suo se non lo impiegano da titolare fisso. Ha l’anagrafe dalla sua parte.

Kolaj è un giocatore dalle multiformi possibilità: può coprire più ruoli e un maestro qual è Zeman saprà bene come utilizzarlo.

Mercoledì turno alla portata dei biancazzurri: un Messina che con i suoi 30 punti, i 43 gol subiti, e le 17 sconfitte su 31 gare, non dovrebbe essere uno scoglio davvero insuperabile.

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