Il 26 marzo mio compleanno, ottantuno gli anni raggiunti, tante esperienze di vario genere, alcune per mia colpa altre per atteggiamenti negativi altrui, comunque una vita che mi ha soddisfatto perché, finora, ho potuto fare il lavoro che più mi piaceva: il giornalista e lo scrittore.

La mia professionalità, e la mia disponibilità verso gli amici mi hanno fatto ricevere il 26 scorso oltre un migliaio di attestati di amicizia, di rispetto, di considerazione per la mia persona e per il mio lavoro.

Tra tutte queste missive ne è mancata solo una, quella di Carlo Ariosto. Conosciuto oltre dieci anni fa alle piscine le Naiadi e poi diventato, con il passare dei mesi, un amico con il quale ogni mattina facevo colazione al bar, per il quale ho scritto un romanzo della sua vita, ho invitato varie volte in televisione a parlare della sua precedente attività svolta a Milano, l’ho inserito presso circoli di amici e sportivi, insomma, in tutto questo periodo ho contribuito a farlo emergere nel nostro tessuto sociale tanto è vero che alla sorella Stefania lui un giorno scrisse: “Il giornale Il Centro oggi parla di me e dl romanzo su di me ed è la prima volta che leggo cose buone sulla mia persona in un giornale”. Tutto filava in armonia fino al maggio scorso. In un lasso di tempo che si è concluso il 17 luglio, per suoi motivi di indisponibilità momentanea mi ha chiesto di aiutarlo a commercializzare un suo assegno. Non avendo io la disponibilità mi sono attivato presso un istituto finanziario e gli ho procurato la somma di cui aveva necessità.

Siccome le “fregature” non sono tutte uguali, alla mia venerando età, allora, di 80 anni, mi sono lasciato fregare come un pivello. La somma lui l’ha intascata per intero. L’assegno non era commerciabile per l’intervento della sorella che tiene in mano il tesoretto di famiglia e che lo ha reso non negoziabile; ho dovuto coprire al “finanziatore” la somma per intero più le spese; da quel momento Carlo si è dato alle macchie ed essendo a Montesilvano un nulla facente e non avendo nulla di suo, in quanto mantenuto dalla sorella Stefania, non ho trovato conveniente agire con la Magistratura in quanto avrei perso tempo, soldi e senza poter avere quanto di mia spettanza da chi non ha nulla da perdere.

Ho tentato, scrivendo sia a Carlo e sia a Stefania, di farli ragionare e nelle mie lettere mail certificate, ho ribadito che dovevano vergognarsi per il grattamento riservatomi e non hanno mai risposto. Unico atto di Carlo dire, telefonicamente, ad una amica comune che gli aveva chiesto il perché dei suoi mancati auguri, che nemmeno io gli avevo mandato gli auguri e che poi avevo offeso lui e la sorella in alcune lettere..., dimenticando che ero ancora nella inutile attesa di riavere i soldi datigli. Come dire che, dopo il furto, avrei dovuto dire grazie e fare loro gli auguri perché si godessero i miei soldi. Da noi si dice: “li possiate utilizzare tutti in medicine”, ma essendo cristiano praticante dico che, a chi vuol toglierti la camicia dai anche il mantello, e vado avanti per la mia strada ricordando a me stesso che le fregature non sono tutte uguali, il che giustificherebbe la mia ingenuità e che spero, a ottantuno anni, di essermi vaccinato contro i falsi amici.