Tutti mi chiedono, nemmeno fossi un oracolo, che succederà domani sera. La paura serpeggia tra i tifosi. Anche i sostenitori più vicini al Ferguson collinare, cominciano a prendere le distanze. Alcuni giornalisti, da mesi cantori delle presunte gesta del mercante, oggi cominciano a parlare di errori di mercato, di acquisti scellerati, di situazioni pesanti anche dal punto di vista economico perché, checché ne dica il funambolico finanziere, il Pescara presenterà a breve delle cifre in rosso di dimensioni ragguardevoli.

Sinceramente, abituato a considerare gli aspetti tecnici, senza farmi fuorviare dalla passionalità del tifoso, che esprimo solo con gli amici e quando non sono in veste di giornalista, dico che la partita è difficile solo sul piano della emotività dei giocatori. Sul piano squisitamente tecnico il Pescara potrebbe sfruttare alcune assenze di rilievo nel Trapani, il caos societario, il dissidio tra giocatori e proprietà… tutti fattori che possono andare a favore del Pescara se giocherà senza paure…

Il grosso guaio è che questa squadra, sopravvalutata da tecnici troppo “amici del padrone”, ha creduto di avere delle forze che sono solo sulla carta tanto è che la classifica le ha messe spudoratamente in vista e ora gli spettri cominciano a rendere pesanti i pensieri.

Non credo che il Pescara possa perdere, viste le condizioni del Trapani ed anche un punto, con Livorno poi in casa, e una trasferta a Verona, con un Chievo che spero sia tranquillo nella sua posizione di play off, potrebbe farci arrivare, poi, ai cinque punti che darebbero ossigeno vitale.

Non facciamo, però, gli ipocriti, tutti abbiamo paura di perdere.

Per molti la sconfitta rappresenta un’esperienza così traumatica da indurli a vivere male le loro ore di attesa. I giocatori vengono venduti o comprati, gli allenatori esonerati tramite un sms, gli atleti costretti a rimanere in panchina o esclusi da una gara semplicemente a causa di un errore, di un risultato mediocre, di un traguardo mancato, di una sconfitta. Ecco perché la paura è reale e presente nei pensieri degli atleti.

Talvolta le sconfitte hanno così danneggiato la loro autostima a tal punto da considerare che non sono all’altezza della situazione. Il Pescara è pronto ad affrontare la nuova sfida? Ha la necessaria serenità per valutare le situazioni? Se perdiamo, cosa accade?  

Gestire le pressioni allora diventa intollerabile, ci irrigidiamo nelle posizioni che crediamo ancora vincenti, speriamo nell’exploit di un giocatore stanco ma esperto e non si ha il coraggio di puntare su dei giovani che darebbero l’anima per sfruttare al meglio la possibilità offertagli di giocare. Perciò penso che i nostri pensieri debbano essere focalizzati sul fatto che “non siamo così tanto bravi quando vinciamo e neanche così tanto scarsi quando perdiamo”. Sono due aspetti apparentemente banali che difficilmente, però, abitano nella nostra mente.

Anche le persone e gli atleti di successo, i cosiddetti “vincenti” hanno “paura di perdere”. Salvo mettere in campo, soprattutto nei momenti importanti, una forza, un’incoscienza, un coraggio da leoni che si traduce in performance e risultati eccezionali.

Spero che i biancazzurri abbiano tutto quello che serve per farcela, per gestire e annullare la paura di perdere.