La venuta di Zeman è stata la solita furbata di Sebastiani alla quale siamo già abituati. La presenza di Zeman gli serviva per tacitare in parte il pubblico dissenziente e continuare a fare i suoi interessi con la certezza, a fine campionato, di vendere quei due elementi validi, non confermare Zeman, riaprire le danze con una ventina di contratti sui quali speculare e continuare a fare i suoi comodi.

Ridicolo quando si lamenta delle accuse dei tifosi di lucrare sul Pescara e di chiedersi: lucrare cosa? portatemi uno valido e me ne vado.

Oppure di far scrivere a dei suoi attachè che lui ci rimette e che ha altri lavori che lo impegnano (sicuramente ora che ha investito i soldi della Pescara calcio in affari personali) e che per vivere non ha bisogno del calcio (certo, sempre ora!) o di far girare la voce che, senza di lui, il Pescara chiuderebbe. Après lui le déluge, parafrasando De Gaulle.

La sconfitta di Messina ha fatto male a tutti: una partita non giocata, senza un solo schema zemaniano, senza un tiro in porta.

Del resto se gli ingredienti utilizzabili sono gli stessi avuti da Colombo, anche un grande chef come Zeman non può fare altro che migliorare un poco la qualità del piatto e cercare di accontentare i “gourmet pescaresi” (i fini intenditori di calcio) il prossimo anno quando tenendosi i quattro - cinque giocatori che farebbe migliorare sotto la sua cura e, aggiungendo altri tre scelti ad hoc, fare un vero campionato valido per la promozione. Ma ciò sarà impossibile perché non sarà confermato perché limiterebbe la libertà del presidente nelle sue acrobazie di mercato.

Detto ciò passiamo alla partita: troppo povera di contenuti per poterla raccontare. Qualche sprazzo di Plizzari, una difesa sempre annaspante e in ritardo nelle chiusure; un centro campo dove l’assenza di Rafia si è sentita troppo; un attacco da far rabbrividire chi ama il calcio e che sperava di vedere il gioco zemaniano.

Nei novantacinque minuti ho visto errori a iosa nel disimpegno difensivo, nei passaggi molti dei quali sbagliati, errori nello stoppare il pallone che veniva spesso inseguito, negli agganci falliti... insomma un mezzo disastro la cui colpa non può essere addebitata solo al vento.
Ho sentito un cronista locale chiedere al mister se la partita era da rinviare per cause climatiche e il boemo, con il suo sorrisetto sarcastico gli ha ricordato che le partite non vengono rinviare, mai, per il vento.

Zeman e il suo commento: “È stato brutto Pescara, oggi non ci è riuscito nulla. Siamo una squadra che si basa sul gioco, ma oggi avevamo come primo avversario il vento, poi il campo e come terzo il Messina. Era più difficile giocare per noi che non per loro che puntavano sulla palla lunga. Non abbiamo giocato perché non ci siamo trovati sul campo e non sono contento perché la prestazione non è stata soddisfacente, i ragazzi potevano fare di più. Non si rinvia per vento, bisognava adattarsi alle condizioni e non lo abbiamo fatto”.

Merola: “L’errore capita a tutti, purtroppo non siamo riusciti a reagire al colpo subito. Chiediamo scusa ai tifosi, ci dispiace che vengano in trasferta e vedano partite come quella di oggi. Oggi la prestazione non c’è stata. Per imparare gli schemi del mister ci vuole anche tempo.”

Lo sapevamo e lo sapeva anche Sebastiani che avrebbe dovuto chiamare molto prima il boemo se voleva che facesse qualcosa di buono.

Ma Zeman è arrivato solo per TACITARE i tifosi.

E fin quando si agirà senza una vera programmazione ma solo per prendere per i fondelli i tifosi e per fare le proprie alchimie finanziarie, il risultato non potrà essere che deludente.