Essendo datato (81 anni compiuti a marzo) ricordo tante espressioni del tifo biancazzurro. Mi entusiasmavo sugli spalti del Rampigna al tifo ritmato battendo i piedi sulla panche di legno con il tempo dettato da Gigino Grilli, detto Becco giallo, allora capo indiscusso dei tifosi. Ricordo ancora Melatti, che era solito fare il giro del campo, biancazzurra sul braccio, suscitando l’entusiasmo dei presenti. IL vero tifo organizzato a Pescara ebbe origine già nei primi anni '70 e nel 1976fu fondato il gruppo dei Rangers (nome scelto da Angelo Manzo) ancor oggi il più importante della tifoseria pescarese.
Fra gli altri gruppi storici posso ricordare i Bad Boys, nati nel 1985 e scioltisi durante il campionato 2003-2004 ed i Cherokee, nati nel 1987 e confluiti nei Rangers nel 1999 assieme ad altri gruppi minori.
Nel 2012 è sorto un nuovo gruppo ultras, A Difesa di una Fede, posizionato in Curva Sud o, nel caso in cui il settore venga assegnato ai tifosi ospiti, in Tribuna Adriatica.
Il 7 Luglio 2017 nasce il gruppo ultras Curva Nord Vecchie Maniere.

I tifosi pescaresi hanno avuto negli anni molta parte nel successo della società in quanto sapeva stimolare i dirigenti e le forze politiche affinché si interessassero e risolvessero i vari problemi che annualmente si presentavano.

Con emozione ricordo l’avvenimento di fine novembre quando ci fu la svolta: tutta la città si mobilitò spingendo De Cecco e Deborah Caldora a entrare a pieno impegno nel salvataggio della società̀ biancazzurra e trovò anche un albergo per i ritiri dei giocatori.

Tra una polemica e l'altra, con i tifosi sempre vigili, si arrivò al 18 dicembre 2008 quando le parti in causa dovettero presentarsi davanti al giudice Filocamo per dichiarare il fallimento della vecchia società̀. Il Pescara dovette presentare la situazione patrimoniale relativa agli ultimi tre anni.

Per non fallire ci sarebbero voluti 9 milioni di euro!

La fortuna della Pescara Calcio si chiamò Giuseppe Adolfo De Cecco che disse: “Salvo il Pescara anche da solo. Agisco a titolo personale, l'Azienda resta fuori e non esiste cordata, siamo solo delle individualità̀ con un unico denominatore: siamo tifosi del Pescara.”

A quel punto Rizzuto, per l'Eurocat, tentò una mini ricapitalizzazione versando solo 1,2 milioni ma c'era in corso un pignoramento di 2 milioni.

Il 18 la Cit propose una transazione, ma la sentenza di fallimento fu emessa il 19 e il curatore fallimentare, dottor Saverio Mancinelli, ebbe il potere di esercizio provvisorio.

Con De Cecco e i suoi amici di cordata nacque il Delfino Pescara 1936.

L'asta per la cessione della vecchia società̀ partì da 600 mila euro, intanto al Curatore erano arrivate molte richieste per i calciatori biancazzurri e, per fortuna dei tifosi pescaresi, il dottor Mancinelli prese così a cuore la situazione da non depauperare il patrimonio del club.

Galderisi restò in forza al Pescara, come consulente tecnico del Curatore fallimentare.

Per l'asta, che si tenne a gennaio 2009, si fecero avanti in diversi gruppi, Sarni, Silvestrini, Punzo, ma la Delfino Pescara 1936, con amministratore Deborah Caldora, e altri soci importanti, sembrava non dover temere sorprese perché presentò la sua offerta e alla scadenza del termine non c'erano altri concorrenti.

La nuova società si aggiudicò l'asta tra il tripudio dei tifosi che avevano atteso per ore l'ufficialità in piazza S. Andrea, sotto la pioggia, facendo sentire il peso della loro presenza e dissuadendo chi avesse voluto tentare qualche sortita a sorpresa. Come dire che furono loro, con la passione confermata, a spingere De Cecco e compagni, a salvare il Pescara.

Il 12 marzo la FIGC dette la comunicazione ufficiale che il titolo sportivo

della Pescara Calcio SpA passava alla Delfino Pescara 1936 il cui direttivo completo era:

Presidente: Deborah Caldora. Vice presidente onorario: Antonio Edmondo.

Amministratori delegati: Giuseppe Adolfo De Cecco, Maurizio Edmondo, Daniele Sebastiani.

Da quel momento, con una serie di operazioni all’interno della società che non sto a ricordare, Sebastiani riuscì a estromettere tutti i candidati che potevano fargli ombra ed è diventato, di fatto, il padrone-mercante della società.

Nel giro di pochi anni ha scombussolato il calcio pescarese portando la squadra in Serie C, annullando di fatto la forza della tifoseria che non ha avuto più la tenacia espressa in quel lontano 2009 e non basta l’alibi del Covid a giustificare un’assenza molto pesante ed una presenza molto rilassata che ha consento al Ferguson dei colli di fare il comodo suo, arricchendosi senza ritegno ai danni della società.

Il Pescara oggi presenta un passivo non indifferente, non è proprietaria di nessun immobile tecnico e ha pochi giocatori di proprietà.

Sintetizzando, posso ben dire che in questi pochi anni c’è stata la morte di una passione nata molto prima del 1936 (che alcuni dirigenti si ostinano a considerare la nascita e non una delle rinascite della società, come avvenuto altre volte nel corso della storia biancazzurra) ed esauritasi in una lenta agonia dal 2017 ad oggi.