Una volta Armando Caldora, dopo un pareggio del Pescara, mi disse: “Un passeggino (ndc: un pareggio o per meglio dire un passettino) per volta e arriveremo alla vetta” e così fu.

Quest’anno, invece, un “passeggino” alla volta ci porterà a subire una penosa umiliazione. Colpa di una rosa costruita non secondo esigenze tecniche ma, come ben sapete, secondo interessi personali del mercante.

Antonio Bocchetti ha parlato in conferenza stampa, dopo il pareggio contro il Brescia, al posto di Gianluca Grassadonia che ha accusato un malore nel finale: "Il mister ha avuto un po' di influenza e febbre, è svenuto in panchina ma ora sta bene. Rientra tranquillamente con noi a Pescara. È stato un calo di pressione. Questa squadra può fare tre vittorie consecutive e può salvarsi. Ce la deve fare. Dobbiamo provarci e crederci. Stiamo cercando di fare punti, dobbiamo avere un altro approccio alla partita. La nostra inerzia è diversa se facciamo l'approccio giusto.”

Si continua a fare consumo di parole, a correre dietro il vento, ad alzare fumogeni per nascondere la verità.

I numeri, impietosi, dicono che nel girone di ritorno il Pescara ha fatto 12 punti. Tanti quanti ne aveva fatti nel girone di andata alla quattordicesima giornata e pure allora con un pareggio a Pescara (1-1) con il Brescia. Il Pescara è in diciottesima posizione su venti, quindi oggi sarebbe retrocessione secca, con 28 punti: meno quattro dal Cosenza che, al momento in cui scrivo deve ancora giocare la sua partita e a meno sei dall’Ascoli che ha battuto il Monza. Come dire che, se ci va bene, cioè se il Cosenza perde a Venezia (cosa possibilissima) saremo a quattro punti dai play out e con sole cinque partite da giocare di cui una favorevolissima in casa con un Entella spacciato, una a Cosenza che si giocherà la partita della vita, una a Pescara con la Reggiana che avrà una delle ultime possibilità di riscatto, una a Cremona dove troveremo una squadra tranquilla e quindi non dovrebbe dare l’anima per vincere, e poi l’ultima a Pescara contro una Salernitana in lotta per una posizione di prestigio per i play off.

Come dire che credere nella salvezza del Pescara è un atto di fede che puoi chiedere solo al tifoso più ottimista. Da cronista, riportando e analizzando i fatti nella loro semplice crudezza, viene da dire che gli errori si pagano, che la supponenza non ti fa guadagnare nemmeno un briciolo di simpatia da parte degli altri, che l’arroganza ti si ritorce contro facendo sbattere i denti contro una realtà che solo l’ingordigia non faceva prevedere.

Aspetteremo il 7 di maggio per le definitive valutazioni e solo allora sapremo a quanto ammonterà il danno fatto dalla dissoluta gestione del Ferguson dei colli che dovrebbe, probabilmente, scendere a valle con le pive nel sacco.